Alla nuova imputazione si è arrivati dopo che gli investigatori hanno deciso di risalire al rapporto che legava Riina e i suoi protetti, i fratelli Sfraga (anche loro attualmente detenuti a Poggioreale) re del mercato ortofrutticolo a Marsala, con i boss della camorra in Camapnia. E hanno ancora una volta scoperto l’accordo tra famiglie di Cosa nostra e camorra per la spartizione di uno dei più importanti mercati in Italia, quello appunto della frutta e della verdura, insieme al non meno interessante settore del trasporto su gomma. Gli Sfraga sono stati, fin quando erano in libertà, tra i principali produttori italiani di meloni. Nell’ordinanza di custodia cautelare a loro carico il Gip li definisce «imprenditori legati a Cosa Nostra ed in particolare legittimati ad esercitare la supremazia nel loro settore commerciale sulla base di un rapporto privilegiato e personale con la famiglia Riina e con la più stretta cerchia di imprenditori e uomini d'onore che ruotano intorno al noto latitante Matteo Messina Denaro».
Gaetano Riina, Antonio e Massimo Sfraga sono tre dei nove destinatari di ordinanze di custodia cautelare notificate lunedì ad altrettante persone ritenute appartenenti a diverse organizzazioni di tipo mafioso operanti in Campania e Sicilia.
Tra loro c'è anche Nicola Schiavone, figlio di «Sandokan»: risponde di illecita concorrenza per avere imposto la società «La Paganese», controllata dalla sua famiglia, «escludendo tutte le ditte operanti nel settore del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli della Sicilia, della Calabria, della Campania e da e per il mercato di Fondi».
Dall’accordo Cosa nostra e camorra traevano un duplice vantaggio. I casalesi avevano in pratica la gestione in monopolio dei trasporti tramite «La Paganese», che controllava tutti i trasporti dei prodotti ortofrutticoli relativamente ai mercati di Palermo, Trapani, Catania, Gela e Fondi. Per i siciliani invece il vantaggio era libero accesso di loro prodotti nei mercati della Campania e del Lazio con prevalenza rispetto agli altri operatori del medesimo settore.
Le ordinanze, emesse dal gip Pasqualina Paola Laviano su richiesta dei pm Cesare Sirignano, Francesco Curcio e Ivana Fulco, ricostruiscono un intero decennio di storia dei rapporti ed interessi economici ed imprenditoriali, di accordi e scontri, anche armati.
Importanti elementi di accusa nei confronti di Gaetano Riina arrivano dal collaboratore di giustizia Gianluca Costa, ex autista di Costantino Pagano, elemento di spicco del clan dei casalesi e titolare della società di trasporti «La Paganese». Racconta per esempio Costa riferendosi a Pagano: «Mi disse che si era incontrato con Sfraga Antonio, il fratello di Totò Riina, e Miceli Carmelo (un altro autotrasportatore, ndr). Mi disse che Sfraga e Riina gli contestarono che aveva impedito a Miceli di scaricare la merce addirittura minacciando l'autista con la pistola. Lui replicò che non era vero, che non aveva mai usato la pistola e che semplicemente si era limitato a far notare a Miceli come fosse spiacevole non riuscire a lavorare in una certa zona, così come capitava a lui nella zona della Sicilia occidentale. A questo punto mi disse che fu trovato un accordo, nel senso che Sfraga e Riina riconobbero alla «Paganese» il diritto di farsi tutti i trasporti che riguardavano i meloni di Sfraga verso la Campania (anche perché Costantino Pagano rappresentò che li avrebbe potuti piazzare facilmente controllando i mercati campani) mentre Miceli avrebbe potuto fare dei carichi da Fondi e dalla Campania verso la Sicilia. Mi disse, Pagano, che questo accordo per lui era perfetto anche perché a Miceli gli avrebbero tolto spazio progressivamente. Da quel momento, mi disse Costantino, i rapporti con Riina e Sfraga divennero eccellenti: addirittura aveva avuto l'onore di ospitare il fratello di Totò Riina in uno dei migliori ristorante di pesce della Campania».
I rapporti tra i Riina e le famiglie della camorra sono d'altronde molto antichi, e risalgono, probabilmente,ai tempi, lontani, in cui lo stesso Gaetano Riina, ad esempio, fu soggetto al soggiorno obbligato a Caivano, in provincia di Napoli. E' negli anni '70 che i rapporto tra Cosa nostra e gruppi campani diventano sempre più stretti. Le aree della Campania dove operano i gruppi piu' legati a Cosa Nostra diventano vere succursali della mafia siciliana. E già nel 1973 vanno segnate le prime riunioni di Salvatore Riina con i Nuvoletta. Tutti i collaboratori di giustizia riferiscono di frequenti rapporti d'affari criminali tra Cosa Nostra e i gruppi che fanno capo a Nuvoletta. Ma non si tratta solo di negoziazioni criminali. Negli anni '80 il clan Nuvoletta è affiliato a Cosa Nostra e in molti casi i più illustri latitanti di Cosa Nostra si rifugiano in Campania.