La Sicilia si posiziona come la seconda regione italiana per crescita del valore aggiunto nel 2023, registrando un incremento del +7,25%, secondo solo all’Abruzzo (+7,85%). Tuttavia, nonostante il significativo balzo in avanti, il divario economico con il Nord rimane una realtà difficile da colmare. È quanto emerge dall’analisi condotta dal Centro Studi “Guglielmo Tagliacarne” e Unioncamere nazionale, basata sugli ultimi dati Istat.
Agrigento prima per crescita, ma ultima per valore pro capite
Tra le province siciliane, Agrigento spicca per il maggiore incremento percentuale (+7,85%), condividendo il primo posto in Italia con Chieti. Seguono Caltanissetta e Catania, ex aequo in seconda posizione (+7,83%), mentre Trapani si posiziona ottava con un +7,34%. Tuttavia, analizzando il valore aggiunto pro capite, il quadro cambia drasticamente: Agrigento è ultima in classifica nazionale con appena 17.345 euro per abitante, contro i 47.711 euro del Trentino-Alto Adige.
Un miglioramento legato a investimenti strategici
Il presidente di Unioncamere Sicilia, Giuseppe Pace, attribuisce questa crescita a investimenti mirati in settori strategici: Agrigento Capitale della Cultura 2025, che ha stimolato turismo e iniziative culturali; Il boom dell’export e del turismo a Trapani; I cantieri dell’Alta Velocità che hanno coinvolto la tratta tra Caltanissetta e Catania;
Gli interventi edilizi finanziati dal Superbonus in diverse province. “Questi fattori – sottolinea Pace – hanno contribuito a un recupero dopo anni di arretramento, ma non bastano a colmare il divario con le regioni settentrionali, frutto di decenni di crisi strutturale”.
Un Sud ancora a due velocità
Nel 2023, la Sicilia ha prodotto un valore aggiunto complessivo di 96,3 miliardi di euro, posizionandosi all’ottavo posto tra le regioni italiane, con il 5,05% del totale nazionale. In confronto, la Lombardia – prima in classifica – ha prodotto 432,5 miliardi. Palermo è la provincia siciliana più performante in termini assoluti, con 25,3 miliardi di euro (20ª posizione a livello nazionale), seguita da Catania con 22,2 miliardi. Enna e Agrigento, invece, si trovano tra le ultime tre posizioni. Secondo Andrea Prete, presidente di Unioncamere, il Sud mostra segnali di vitalità, ma le differenze interne sono ancora marcate: “Assistiamo a un Nord e Sud all’interno dello stesso Mezzogiorno. Per garantire una crescita uniforme, occorrono politiche di sviluppo mirate e un ruolo centrale delle Camere di commercio come ponte tra Stato ed economie locali”.
La strada per il futuro
Nonostante i progressi, la Sicilia è ancora penultima per valore aggiunto pro capite, con 20.000 euro per abitante, molto lontana dalla media delle regioni settentrionali. Questo dato sottolinea la necessità di una crescita più inclusiva, capace di ridistribuire i benefici economici a tutti i territori e ridurre le disparità regionali. La sfida per il futuro sarà quella di consolidare i risultati ottenuti, puntando su investimenti strutturali, politiche di sviluppo sostenibile e il rafforzamento dei settori produttivi strategici, per trasformare il balzo in avanti del 2023 in una crescita duratura e condivisa.