A 7 anni dalla morte del padre, il 47enne Salvuccio Riina, figlio del capo dei capi della mafia Totò Riina, ha condiviso due post sui social per omaggiare il padre morto in carcere il 17 novembre 2017. Le immagini mostrano una foto incorniciata del padrino corleonese accanto a un vaso con due rose rosse, accompagnate da una frase carica di enfasi: "Lui ha vissuto, vive e vivrà sempre in Noi e con Noi". I post hanno generato centinaia di like su Facebook e Instagram e un coro di commenti, alcuni dei quali celebrativi e nostalgici verso la figura del boss mafioso.
Tra i messaggi di approvazione spiccano frasi come: "Un grande uomo con i veri valori della famiglia" e "Totò l'imbattibile e unico". Parole che hanno suscitato indignazione e preoccupazione tra esponenti delle istituzioni e dell'antimafia.
Salvuccio Riina, che nel 2023 è tornato a vivere a Corleone, ha alle spalle una condanna a 8 anni e 10 mesi per associazione mafiosa, riciclaggio ed estorsione. Dopo aver scontato la pena, ha intrapreso un percorso di reinserimento sociale che lo ha portato a laurearsi e a collaborare con l'Associazione Famiglie contro la droga. Tuttavia, il suo ritorno a Corleone e i frequenti post sui social hanno riacceso il dibattito sul significato del suo comportamento e sulle implicazioni simboliche delle sue dichiarazioni.
Lo scorso Ferragosto, un altro post pubblicato da Riina jr aveva sollevato polemiche. In quell'occasione, aveva scritto: "Buon Ferragosto a tutti voi da via Scorsone 24, 90034, Corleone", facendo riferimento alla storica residenza della famiglia Riina. La via è stata però ribattezzata nel 2018 in onore del giudice Cesare Terranova, assassinato dalla mafia. Dopo le critiche, Riina aveva modificato il messaggio, scrivendo semplicemente "Buon Ferragosto da Corleone".
Le dichiarazioni di Salvuccio Riina hanno attirato dure critiche da parte di esponenti istituzionali e del mondo antimafia. Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia, ha commentato: "Lo Stato ha vinto, Riina ha perso. Totò Riina è stato un uomo che si è contraddistinto per ferocia e malvagità. Nessuna nostalgia potrà mai cancellare il suo fallimento, conclusosi con una vita in fuga e una morte in carcere".
Carmine Mancuso, figlio di Lenin Mancuso, collaboratore del giudice Terranova, ha espresso preoccupazione per il significato simbolico e sociale di questi omaggi. "È amaro constatare che post come questo vengano accolti da un disgustoso coro di consensi sui social. Ho segnalato alle istituzioni, anche al ministro dell’Interno, la gravità di queste provocazioni, che sembrano un segnale di riproposizione di una nuova struttura mafiosa. Ma nessuna risposta è arrivata".
Le esternazioni di Riina jr e i consensi ricevuti evidenziano quanto la memoria del padre, nonostante la ferocia e i crimini che hanno segnato la sua esistenza, trovi ancora spazio in alcuni contesti. Per molti, questi post rappresentano non solo un omaggio privato, ma una provocazione pubblica che richiama simboli e atteggiamenti pericolosi. Le istituzioni sono chiamate a vigilare, per evitare che la nostalgia per figure criminali possa diventare terreno fertile per nuove generazioni mafiose.