“Nello stesso anno del sua scoperta, l’88, la Soprintendenza organizzò una missione di esperti, afferma il sindaco; si studiò il relitto, se ne occupò la stampa, ma da allora nulla è stato deciso circa il suo recupero”. Il relitto navale, sommerso nei pressi di Punta Scario (Isola Grande), è lungo circa 17 metri e largo quasi 4: informazioni, queste, rilevate nel corso della immersione che il geologo Leonardo Nocitra fece subito dopo il ritrovamento (dovuto al pescatore marsalese Vincenzo Lombardo). Nei giorni scorsi, lo stesso Nocitra - accompagnato dalle figlie Antonietta e Paola, anch’esse geologhe - aveva sollecitato il sindaco a farsi interprete dell’esigenza di recupero di quel bene archeologico. Da qui la nota alla Soprintendenza di Trapani, nella quale Carini - oltre al recupero - chiede a Tusa “di valutare le iniziative volte a restaurare e museificare il relitto, per le quali assicura ampia collaborazione da parte del Comune di Marsala”. Secondo le affermazioni del prof. Edoardo Riccardi, lo stesso che partecipò alla missione di studio dell’88, l’approfondito studio dello scafo sommerso “potrebbe ribaltare le nostre convinzioni sulla costruzione navale nell’antichità”.