E’ da quell'indirizzo di Paceco infatti che nell’estate scorsa è partita via fax la famosa finta lettera del vescovo di Trapani Francesco Micciché indirizzata al faccendiere Luigi Bisignani. Una missiva – disconosciuta dal Vescovo – il cui contenuto denso di insulti ai vertici vaticani ha lasciato perplessi gli stessi giornalisti che tra giugno e luglio l’hanno ricevuta. Una vicenda complessa che cela almeno tre “gialli”. Il primo di questi misteri riguarda l’invio di questa lettera
Eppure c'è un indizio semplice semplice. Il numero di fax dal quale è partita la lettera, che permette di risalire a chi l’avrebbe inviata. 0923882299: dietro questo numero c’è un negozio di Paceco di cui è titolare la signora Margherita Basiricò in Rosselli. E' un'azienda che si chiama L'agricola, e che vende trattori, attrezzi ed altro materiale per l'agricoltura. E’ il signor Pietro, marito di Margherita, a raccontare che ad aver inviato dal suo fax la lettera fu il padre di don Ninni Treppiedi, il principale indagato in alcune inchieste per la malversazione di fondi della Curia e per calunnia nei confronti del Vescovo. “Il padre di don Ninni – afferma Basiricò - passa spesso da qui, quasi ogni mattina, è mio amico e abita qui vicino. Una volta mi disse: posso mandare un foglio da qua? Io non sapevo cos’era”. E’ un particolare importante perché su quella lettera (che potete vedere nell'immagine a fianco di questo articolo, oppure cliccando qui) si è appuntata l’attenzione degli inquirenti trapanesi che vogliono capire chi l’ha redatta. Nella lettera Micciché si rivolgeva al faccendiere così: “La pregherei di attivarsi quanto prima in Vaticano affinché vada tutto per il meglio, nella solita discrezione che sempre la contraddistingue. Preferisco evitare ogni contatto telefonico e spero di ricevere presto sue notizie che possano rasserenarmi”. Il riferimento pare essere all’invio a Trapani di monsignor Domenico Mogavero, una sorta di ispezione. E siamo al secondo mistero. Perché se non c’è mai stata un’inchiesta giudiziaria sul Vescovo per distrazione di fondi della Curia, il Vaticano invia Mogavero a Trapani? Una domanda a cui l’avvocato romano della Curia nel corso di una conferenza stampa lo scorso 20 ottobre non ha voluto rispondere. Ma secondo fonti della Santa Sede l’ispezione avrebbe preso le mosse proprio da un dossier presentato in Vaticano da Ninni Treppiedi.
Ed ecco il terzo giallo di questa lettera misteriosa. Il fax è partito dall’azienda agricola di Paceco l’undici giugno 2011, tre settimane prima del 2 luglio quando attraverso gli organi di stampa ne fu data notizia. Perché per settimane ha galleggiato nelle redazioni e in alcuni salotti trapanesi? E chi se non il Vescovo Micciché a Trapani aveva contatti con il faccendiere della P4? Interrogativi oggi confluiti nelle inchieste trapanesi, ben quattro: due contro ignoti, mentre le rimanenti vedono indagate oltre a Treppiedi altre dodici persone, tra cui due cronisti, per reati che vanno dal furto alla ricettazione alla calunnia.
GLI INDAGATI. La Procura, di Trapani sta indagando per truffa, calunnia, diffamazione, minacce e appropriazione indebita tra gli altri l’ex parroco della chiesa Madre di Alcamo Don Antonino Treppiedi, i suoi familiari: il padre Vincenzo, il fratello Salvatore e la mamma Caterina Barbara, ai coniugi Aldo Mirabile e Antonella Aprile, a Luigi De Blasi, amministratore parrocchiale, Antonina Cammisa, Dario De Blasi, Giuseppe Cottone e Filomena Cavarretta. Esclusi dalle indagini il vescovo della Diocesi di Trapani Monsignor Francesco Miccichè e Don Saverio Renda, considerati entrambi dalla Procura parte lesa. Secondo la Procura, Don Antonino Treppiedi sarebbe il responsabile della vendita di alcuni immobili della curia,ad Alcamo e Calatafimi Segesta, il cui ricavato, anziché finire nelle casse della Diocesi di Trapani, sarebbe finito nelle tasche di altri, e su tre assegni circolari di 50 mila, 97 mila e 25 mila euro, che sarebbero stati versati sul conto del sacerdote ormai sospeso a divinis. Aldo Mirabile e Antonella Aprile devono rispondere di diffamazione nei confronti di Don Saverio Renda parroco della chiesa di Sant’Oliva e del vescovo Miccichè. Il marito della coppia alcamese, anche di stalking nei confronti dell’alto prelato. La stessa ipotesi di reato è contestata anche ad altri indagati di Alcamo. Luigi e Dario De Blasi, Antonina Cammisa, Giuseppe Cottone e Filomena Cavarretta sono accusati di truffa, diffamazione, stalking e concorso in appropriazione indebita. A Don Antonino Treppiedi e Giuseppe Cottone viene contestato inoltre di aver nascosto una valigetta con atti provenienti da un furto ai danni del vescovo e della fondazione Auxilium. Numerose le perquisizioni domiciliari eseguite dagli investigatori alla ricerca di documenti ritenuti importanti ai fini dell’accertamento di tutti gli aspetti della vicenda che continua a turbare la comunità cattolica di Alcamo. Tra i luoghi perquisiti, anche il monastero dell’Angelo Custode, dove vivono due suore e un’oblata quasi centenarie.