L'iniziativa è stata voluta dal Presidente della Commissione, Salvatore Iacolino. Con lui, tra i parlamentari europei presenti, anche Rita Borsellino e Rosario Crocetta. "Sia il Cie di Milo che il Cara di Trapani ci sono sembrati in buone condizioni" hanno commentato i parlamentari. "Però - hanno aggiunto - presso il Cie si sono più tensioni". Ora i parlamentari stileranno un report che inveranno alla Commissione Europea nel quadro delle iniziative per la stesura dei prossimi accordi quadro sull'accoglienza e le poltiche per l'immigrazione. Questo è ciò che Rita Borsellino ha scritto su Facebook al termine della visita: "Uomini, molte donne e tanti bambini, interi nuclei familiari in attesa di conoscere il loro destino, con le vite appese, in stand by. Sono gli ospiti del CARA, il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Salina Grande a Trapani, che ho incontrato oggi insieme ai membri della delegazione Libe. Non si lamentano, molto si trovano nel centro da poco, altri da tanto tempo, nei loro volti non si può non cogliere l’insofferenza e l’incertezza che ruota attorno alle loro vite. Attendono i colloqui, ma l’attesa è lunga, perché talvolta possono tardare anche di mesi. Vivono ogni giorno in una condizione di precarietà umana. E’ importante che l’Europa prenda coscienza di questo fenomeno, che non è solo un problema della Sicilia e dell’Italia"
Ma la cosa davvero singolare è che mentre gli europarlamentari italiani parlano di "buone condizioni", non altrettanto pensano i loro colleghi europei. Il Cara di Trapani, è stato così descritto in maniera drammatica da Cecilia Wikstrom, eurodeputata svedese e capo della delegazione che in due giorni ha visitato diversi centri d'accoglienza e Cie in Sicilia e a Lampedusa: "Manca l'acqua nei bagni, l'acqua nelle docce è fredda, non ci sono le porte nei bagni, i dormitori sono affollatissimi. In queste condizioni è davvero difficile tutelare la dignità umana", . "Al Cara di Salinagrande - ha aggiunto l'europarlamentare - ci sono persone senza speranze, famiglie intere con bambini piccolissimi. E' importante prendere sul serio le loro esigenze". Sono complessivamente 233 i profughi richiedenti asilo al momento ospiti del Cara di Trapani in attesa dello status di rifugiati politici. "Insieme dobbiamo creare un regime comune per l'immigrazione - ha spiegato la Wikstrom - che sia decoroso".
Sulla scorta di Wikstrom, allora ha trovato altre parole anche l'eurodeputato Rosario Crocetta : "Il Cara di Salinagrande è un vero e proprio lager, non giriamo attorno alle parole. Bisogna dire le cose come stanno. Intervenga al più presto il Governo perché è una situazione intollerabile". "E' assurdo andare a fare i proprio bisogni senza le porte, lo scarico wc non funziona e anche l'assistenza sanitaria lascia a desiderare".E ha ricordato il caso di un giovane pakistano "con la mano fratturata dal 15 ottobre che ha avuto l'appuntamento per la radiografia solo per il 29 novembre. Nel frattempo la frattura si è calcificata per sempre. Stiamo parlando di persone umane".
"L'umanità è un concetto non sempre tutelato - ha ribadito ancora Cecilia Wikstrom - sono situazioni in cui non è facile vivere. E' complicato incontrare delle persone frustrate perché costrette a vivere in queste condizioni, non solo igieniche". Diversa la situazione al Cie di Trapani. "A confronto del Cara è un albergo a cinque stelle - ha chiosato Crocetta - qui la situazione è molto migliore". E la Wikstrom aggiunge: "Il Cie è un'ottima struttura concepita per questo scopo, è decoroso anche dal punto di vista igienico. Ma qui vengono ospitate persone disperate che sanno di dover essere rimpatriate, prevalentemente tunisini". Al momento sono 187 i migranti ospiti del Cie di Trapani. "Abbiamo ascoltato le loro storie - ha detto ancora Cecilia Wikstrom - sono persone veramente senza futuro".
Salvatore Iacolino, eurodeputato Ppe, che fa parte della delegazione, è più morbido sul Cara di Salinagrande: "Non è affatto un lager, le condizioni potrebbero essere certamente migliori, ma la loro dignità viene tutelata. In questi posti le tensioni sono palpabili, sono persone che sanno di dover essere rimpatriate e che non possono uscire dalla struttura. Invece al Cara i profughi possono entrare e uscire quando vogliono". Iacolino ha proposto, quindi, un "progetto pilota che metta insieme i modelli di accoglienza come Emergency".