Come abbiamo raccontato ieri, Nicastri, da semplice elettricista, è riuscito a gestire e incrociare talmente bene i suoi rapporti commerciali fino ad accumulare in pochi anni un patrimonio di 1,5 miliardi di euro. L'impero di Nicastri viene sequestrato dalla Direzione Investigativa Antimafia nel settembre 2010 e gli investigatori dedicano al Presidente della Provincia di Trapani un apposito paragrafo dell'ampia documentazione che accompagna il sequestro.
Turano nel 1992 è stato per quattro mesi amministratore unico e socio della “TEMA srl”, una società di costruzioni dove figurava anche la prima moglie di Nicastri, Pasqua Lucchese. Nel 1994 è stato sindaco effettivo nella Tea srl, sempre nel settore dell'edilizia. L'azienda è stata costituita a seguito della liquidazione di un'altra società, "La Sout Fork", il cui presidente dell'assemblea era Giovanni Ditta, commercialista trapanese, indicato dagli investigatori come soggetto vicino a Matteo Messina Denaro e al boss trapanese Vincenzo Virga.
Le amicizie “altolocate” del commercialista trapanese non sono un problema per Turano, e neanche per sua moglie, la signora Monica Di Simone: nel 1998 , attraverso Ditta, acquista un terreno a Favignana. La moglie di Turano è figlia di Michele De Simone, che nel 1987 è stato indagato dal Comando Compagnia dei Carabinieri di Alcamo perché sospettato di essere l’anello di congiunzione tra l’ambiente politico-economico e quello mafioso di Alcamo e Castellammare del Golfo della famiglia dei Melodia. In quell'indagine spiccava anche il nome di Vito Turano, già sindaco di Alcamo, e padre dell'attuale Presidente della Provincia. Le posizioni di entrambi sono state archiviate.
Sono tanti i parenti di Turano che vengono ricordati nell'informativa della Dia. Lo zio, Pasquale Turano, per esempio, è stato arrestato nel '75 per corruzione. Un altro zio, Giuseppe Indovina, capo servizio presso il Settore Servizi Demografici del Comune di Alcamo, firmava false carte d'identità, a volte anche inverosimili. Un esempio? L’imprenditore alcamese Giuseppe Adragna andava in giro con una carta d'identità valida per l'espatrio, ma al posto della sua fototessera preferiva utilizzare la foto di Matteo Messina Denaro, attuale capo dei capi di Cosa nostra. Una scelta sobria, magari pensata per per fare bella figura alla dogana. La validità del documento era certificata proprio dallo zio di Turano.
La carta d'identità di Mimmo Turano, per sua fortuna, è regolare. La esibisce il 3 Aprile del 2007 alla Polizia di Frontiera dell'aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo. Sta partendo per un viaggio di affari in Tunisia a bordo di un aereo privato. In quel periodo è ancora deputato regionale e membro della commissione Attività produttive all'Ars. A quel viaggio partecipano Vito Nicastri, Gioacchino Lo Presti (attuale presidente della Megaservice e nel consiglio di amministrazione dell'Airgest), Filippo Inzerillo (anche lui nel Cda della Megaservice), F. B. (imprenditore dell'eolico il cui nome è comparso tra le compravendite delle società coinvolte nell'operazione Eolo) e Davide Fiore, anche lui socio in diverse attività con Nicastri. Dei riflessi commerciali di quel viaggio di lavoro non si saprà nulla, tuttavia c'erano già alcuni componenti della cabina di regina della futura amministrazione Turano: Lo Presti come presidente del consiglio di amministrazione delle Megaservice in compagnia di Inzerillo e Davide Fiore in qualità di Assessore allo Sport e Turismo. Chissà, se l'aereo fosse stato più grande ci sarebbe entrata anche tutta la (futura) giunta Turano.
Peraltro, il costo del volo per Tunisi, 25.000 euro, su un aereo della società “Alivens S.r.l.”, con sede presso l’aeroporto “Catullo” di Villafranca di Verona, risulta essere stato fatturato a una società dell’imprenditore F. B., la Veronagest S.A., con sede a Lussemburgo.
Annotano a seguito di tale informazione gli investigatori della Dia: «Si rappresenta che all’epoca del volo Girolamo Turano, onorevole eletto all’Assemblea Regionale Siciliana, era membro della Commissione Attività Produttive dell’Assessorato all’Industria e al Commercio della Regione Sicilia e per un periodo ha anche ricoperto la carica di Presidente della citata commissione».
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