I giudici hanno ritenuto l’imputato colpevole di tutti gli episodi contestati ad eccezione di uno per il quale è stato assolto. Francesco Aronica era accusato di avere concesso prestiti di denaro a commercianti ed imprenditori alcamesi con tassi d’interesse di gran lunga superiori a quelli previsti dalle leggi vigenti. Alcune vittime, chiamate a deporre nell’ambito del dibattimento, hanno negato di avere pagato interessi a fronte dei prestiti ricevuti. Salvatore Diodato, 42 anni, alcamese, che si
è rivolto in tre distinte occasioni all’imputato, ha sostenuto che si trattò di un aiuto amichevole.
«E’ un amico di famiglia - ha dichiarato in aula -. Per ringraziarlo della sua disponibilità gli ho consegnato, spontaneamente, cinquanta euro».
Agli investigatori aveva invece riferito, nel corso delle indagini, che l’amico chiedeva una somma di cinquanta euro a fronte di ogni prestito di mille euro con scadenza ad un mese. Salvatore Diodato, invitato a fornire un spiegazione, ha negato di avere reso le dichiarazioni contenute nel verbale redatto dagli investigatori. Analogo atteggiamento hanno tenuto anche altri testi che ora rischiano un’incriminazione per falsa testimonianza. I giudici hanno disposto la trasmissione degli atti del processo all’ufficio del pubblico ministero per valutare le posizioni di Salvatore Diodato, Francesco Provenzano e Salvatore Pellerito.
Il pubblico ministero Paolo Di Sciuva aveva chiesto, al termine della requisitoria, la condanna dell’imputato a cinque anni e tre mesi di reclusione. L’avvocato Vito Di Graziano, difensore di Francesco Aronica, si era opposto all’accoglimento della richiesta della pubblica accusa, sostenendo che i fatti erano insussistenti. Il legale aveva chiesto l’assoluzione del suo assistito. Probabile ora il ricorso in appello.