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06/03/2012 11:48:50

Sicilia, pochi infermieri, troppi medici

È quanto emerge dalla relazione sulla situazione economica della provincia di Palermo della Camera di Commercio, che in occasione del decennale della pubblicazione, quest’anno dedica un approfondimento al settore.
Dal 2001 al 2010, cioè dall’avvio del federalismo, la spesa sanitaria pubblica si è complessivamente accresciuta in Sicilia del 36,6%, cioè ad un tasso più contenuto della media nazionale (45,2%). La Regione ha accumulato nel periodo in esame ingenti disavanzi.
Secondo lo studio, le misure del Piano di rientro hanno permesso di ridurre gradatamente il deficit del sistema sanitario regionale, anche se permangono alcuni fattori di criticità, in particolare: la riduzione del numero delle aziende ospedaliere, l’accorpamento o la soppressione di alcune piccole strutture, l’inasprimento dei ticket e dei tributi locali, il taglio del numero dei posti letto per acuti, nonchè l’organizzazione delle attività assistenziali per grandi ambiti territoriali.
Gli elementi che riducono il livello di efficienza/efficacia del sistema sono rappresentati dall’eccedenza di personale medico rispetto a quello infermieristico; dalle carenze della rete dei servizi territoriali; dall’alto tasso di inappropriatezza dei ricoveri; dalla lunghezza delle liste di attesa presso le strutture pubbliche; dall’elevata incidenza dei costi dei servizi non sanitari esternalizzati; dall’anomalia dell’intramoenia extramuraria.
Il 26,4% del personale, che opera nel settore lavora in provincia di Palermo; la ricchezza prodotta dal settore nella regione deriva per oltre un quarto dalla provincia di Palermo. Il settore sanitario incide sulla produzione della ricchezza per il 4,5% a livello regionale; l’incidenza tende a salire, invece, nella provincia di Palermo con evidenti conseguenze per l’indotto.