Don Vito è stato recentemente raggiungo da un divieto di dimora a Marsala in virtà di un raggiro che avrebbe fatto ad un suo parrocchiano per costringerlo a dargli 70.000 euro (da giocare al Gratta e Vinci ed in altre lotterie e giochi istantanei). Ma la vicenda più grave che lo riguarda da vicino è l'accusa che gli fa un giovane marsalese, Paolo L.C., che lo ha denunciato per violenza sessuale. “Fui invitato da Don Vito a casa sua. Ha detto che voleva offrirmi un caffè, ed io ci sono andato. Non so cosa abbia messo nel caffè, fatto sta che ad un certo punto mi sono sentito girare la testa. E Don Vito ha abusato di me”.
La vicenda giudiziaria di Caradonna è giunta alle sue battute finali: devono essere riascoltati alcuni testi, poi il pubblico ministero avanzerà le sue richieste e sarà la volta delle arringhe difensive. I fatti risalgono al 2005.
La circostanza su cui fa leva la difesa è quella che Paolo, la vittima, avrebbe chiesto dei soldi a Don Vito per non denunciarlo. Tant'è che il prete si rivolse ad un amico, Cesare Mannino, ispettore di poliziai. Mannino anzichè denunciare l’accaduto contatta il giovane, ma la riconciliazione non va a buon fine. «Caradonna - ha, inoltre, affermato l'ispettore - mi disse che Paolo aveva chiesto soldi per chiudere la questione. Altrimenti, si finiva in Tribunale». Come, poi, è accaduto con la denuncia presentata alla caserma dei carabinieri.
Caradonna, assistito dall’avvocato Rosa Tumbarello, ha sempre negato tutto: Sin dalla fase delle indagini, è stato sempre negato ogni coinvolgimento di Caradonna in questa storia ("Avremmo patteggiato, altrimenti" osserva il legale"). “Quell’uomo lo conoscevo appena” ha dichiarato al processo. Per la difesa la vittima si è inventata tutto: vuole solo spillare soldi al prete. “La rettoscopia effettuata - dichiara il legale - ha dimostrato che l’accusatore di Don Vito non ha mai subito violenza di alcun tipo”. Anche sul comportamento di Paolo L.G. emergono dubbi: “E’ abituato a chiedere soldi con gli espedienti più diversi a tutti i parroci che conosce - insiste la difesa - è per questo che siamo convinti dell’assoluta estraneità ai fatti di Don Vito”. Sulla stranezza della droga messa proprio nel caffè (“Il sapore si altera, se ne sarebbe accorto” sostiene la difesa), sulle contraddizioni del racconto di Paolo L.G. circa il modo in cui è stato violentato si giocheranno le ultime udienze del processo.