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27/03/2012 05:51:58

Processo Caradonna. Riesame di alcuni testi. Sul caso interviene il Vescovo Mogavero

Don Vito Caradonna, 37 anni, è molto conosciuto in città, sia perchè è stato viceparroco in Chiesa Madre e cappellano del carcere, sia perchè è presidente della banda musicale di Marsala.

I fatti risalgono al 2005. Ad accusare Caradonna è un giovane, Paolo L.C. , che all’epoca dei fatti aveva poco più di 30 anni: “Fui invitato da Don Vito a casa sua. Ha detto che voleva offrirmi un caffè, ed io ci sono andato. Non so cosa abbia messo nel caffè, fatto sta che ad un certo punto mi sono sentito girare la testa. E Don Vito ha abusato di me”.

Tempo dopo la violenza, Paolo minaccia Don Vito: chiede dei soldi per non denunciarlo. E il prete si rivolge ad un amico poliziotto, Cesare Mannino, ispettore. Mannino anzichè denunciare l’accaduto contatta il giovane, ma la riconciliazione non va a buon fine. «Caradonna - ha, inoltre, affermato l'ispettore - mi disse che Paolo aveva chiesto soldi per chiudere la questione. Altrimenti, si finiva in Tribunale».

Come, poi, è accaduto con la denuncia presentata alla caserma dei carabinieri.

E c’è un alto prelato che, venuto a sapere dell’episodio, ha lasciato correre. E’ l’attuale Arcivescovo di Messina, Calogero La Piana. Nel 2005 era Vescovo proprio della Diocesi di Mazara del Vallo. Durante una visita a Marsala per celebrare una funzione religiosa, Don Vito fu avvicinato proprio da Paolo L.C.

«Fui avvicinato da un uomo che non conoscevo che mi disse di essere stato vittima di un tentativo di violenza sessuale da parte di don Vito Caradonna, ma che era disposto a chiudere la vicenda se indennizzato con una somma di denaro. Ho chiuso la discussione. Non diedi peso a quell'accusa e non feci denuncia. L'ho ritenuta un pretesto per estorcere denaro alla Chiesa». Questo quanto dichiarato da La Piana. Rispondendo alle domande del pm e del legale di parte civile, Gianfranco Zarzana, La Piana ha affermato di non avere sporto denuncia alle autorità competenti perché convinto («conoscendo bene don Vito Caradonna») che quell'accusa non avesse fondamento. Poi, convocò il giovane prete, al quale chiese spiegazioni. Don Vito negò tutto e per il vescovo l'episodio si chiuse li. Eppure, se non credeva alla testimonianza del giovane, era quanto meno di fronte ad un caso di estorsione.

Caradonna, assistito dall’avvocato Rosa Tumbarello, ha sempre negato tutto: “Quell’uomo lo conoscevo appena” ha dichiarato al processo. Per la difesa la vittima si è inventata tutto: vuole solo spillare soldi al prete. “La rettoscopia effettuata - dichiara il legale - ha dimostrato che l’accusatore di Don Vito non ha mai subito violenza di alcun tipo”. Anche sul comportamento di Paolo L.G. emergono dubbi: “E’ abituato a chiedere soldi con gli espedienti più diversi a tutti i parroci che conosce - insiste la difesa - è per questo che siamo convinti dell’assoluta estraneità ai fatti di Don Vito”. Sulla stranezza della droga messa proprio nel caffè (“Il sapore si altera, se ne sarebbe accorto” sostiene la difesa), sulle contraddizioni del racconto di Paolo L.G. circa il modo in cui è stato violentato si giocheranno le ultime udienze del processo.

IL GIOCO. Ma i guai seri arrivano adesso per il prete su un altro fronte. Lo scorso 7 Marzo il Gip Francesco Parrinello ha disposto per Don Vito Caradonna il divieto di dimora a Marsala. La Procura ne aveva chiesto addirittura gli arresti domiciliari. Caradonna, secondo gli investigatori, è infatti dipendente dal gioco d’azzardo, in particolare dal Gratta e Vinci e dagli altri giochi istantanei. Il culmine lo raggiunge quando si rivolge ad un suo coetaneo, Matteo D.G. ., un uomo con problemi psichici, un bonaccione che frequenta la parrocchia. Con un raggiro riesce a farsi consegnare da lui tutti i suoi risparmi, 60.000 euro. La vicenda è diventata di dominio pubblico quando la famiglia della vittima si è accorta del raggiro e ha denunciato il prete, adesso sotto inchiesta a Marsala per appropriazione indebita, truffa, circonvenzione di incapace.

IL VESCOVO. «La Diocesi segue con rispettosa attenzione l’attività della magistratura nell’accertamento delle responsabilità di don Vito in merito alle contestazioni che gli vengono mosse circa la richiesta di soldi ad una persona di Marsala. In proposito – spiega il Vescovo monsignor Domenico Mogavero - occorre sottolineare che tale somma è stata interamente restituita, seppure con notevole ritardo e dopo diverse vicissitudini. Va notato, altresì, che il divieto di dimorare a Marsala imposto al sacerdote è una misura cautelare e non una condanna anticipata. Come Vescovo – dice ancora Mogavero - mi sono interessato costantemente negli ultimi mesi alle vicende riguardanti don Caradonna e ciò allo scopo di controllare e verificare l’attendibilità di talune voci circolanti nella città di Marsala. In mancanza di riscontri probanti circa eventuali violazioni di leggi ecclesiastiche, non sono stati adottati provvedimenti disciplinari. Tuttavia, di fronte ad accertati fatti di gestione non corretta di beni ecclesiastici, ho tempestivamente rimosso don Vito Caradonna dal servizio pastorale nella parrocchia di San Leonardo. Giova, peraltro, ricordare che ciò è avvenuto prima e indipendentemente dall’emissione del provvedimento cautelare dell’autorità giudiziaria che gli ha vietato la dimora in Marsala. Si fa presente, in ogni caso – precisa il Vescovo - che don Vito Caradonna può continuare a esercitare il ministero sacerdotale in quanto, al momento, non sussistono ragioni che giustifichino una sospensione delle sue facoltà sacerdotali. In questo stato di cose, mentre si attende che l’attività della magistratura faccia il suo corso e celermente giunga alle sue conclusioni, si auspica che le decisioni dell’autorità ecclesiastica concorrano a rasserenare il clima attorno a questa dolorosa vicenda. Nello stesso tempo si sta valutando l’opportunità di offrire a don Vito Caradonna un adeguato accompagnamento spirituale che l’aiuti a superare la situazione di difficoltà e di smarrimento nella quale è venuto a trovarsi».