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25/04/2012 04:10:17

Cie di Trapani, condizioni invivibili al Serraino Vulpitta

 «Rilanciamo ancora più forte non solo la richiesta di entrare nei Cie, ma la richiesta di una loro immediata chiusura, perché l’intero sistema dei Cie produce prassi in aperto contrasto con le norme costituzionali e legittima metodi di trattenimento che non sono rispettosi della dignità della persona umana ». Lunedì mattina a Trapani si è tenuta una nuova manifestazione di protesta, l'ennesima, dove sono state denunciate le condizioni di vita degli immigrati trattenuti al Serraino Vulpitta.

La struttura è tristemente famosa perchè nella notte tra il 28 ed il 29 dicembre del 1999, a Trapani, all’interno del centro di permanenza temporanea per extracomunitari “Serraino Vulpitta”, dopo un tentativo di fuga duramente sedato dalle forze dell’ordine, dodici immigrati vennero rinchiusi in una cella, bloccata dall’esterno con una sbarra di ferro ed un catenaccio. Uno di loro diede fuoco ai materassi nel tentativo di farsi aprire la porta di legno. Nel rogo morirono subito, bruciati vivi, tre immigrati tunisini; altri tre moriranno nei mesi successivi in ospedale, al Civico di Palermo, a causa delle gravissime ustioni riportate.

Dai manifestanti è venuto anche l'appello "ai parlamentari di impegnarsi per visitare al più presto i Cie, a partire dal Serraino Vulpitta di Trapani». L’iniziativa è stata attuata nell’ambito della mobilitazione nazionale “LasciateCIEntrare”, nata dopo la circolare con cui, il 1° aprile 2011, l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, vietò l’accesso della stampa nei centri di identificazione e nei centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara); un divieto sospeso lo scorso dicembre dal nuovo ministro Anna Maria Cancellieri, “ma resta una discrezionalità nella gestione delle richieste di accesso nelle strutture – spiegano i promotori della manifestazione – che sta comportando attese di diversi mesi”.

Lo scorso anno tra i parlamentari che visitarono la struttura ci fu anche Leoluca Orlando, che dichiarò:  “A seguito della visita nei centri di Milo e Serraino Vulpitta nel trapanese, è apparsa immediatamente chiara la gravissima condizione degli immigrati, in ragione di una legislazione e di un paese civile che sottopone per periodi anche superiori ai 18 mesi esseri umani ad un regime sostanzialmente carcerario e senza alcuna giustificazione o motivazione di carattere penale" “È iniquo – continua Orlando - sottoporre a carcerazione per un tempo anche lunghissimo, chi non ha commesso alcun reato e sconta in detenzione i tempi tecnici e burocratici della sua identificazione. Questa gravissima situazione normativa, nel caso del Serraino Vulpitta, è resa ancor più pesante dalle carenze strutturali del centro che rendono infernale la detenzione degli immigrati e difficilissima l’azione di quanti sono impegnati in quella struttura. Torniamo a chiedere – conclude Orlando - che venga chiuso immediatamente il Serraino Vulpitta di Trapani e si tolgano dall’attuale situazione quanti in esso sono trattenuti e vi operano. Una legge disumana diventa insopportabile se applicata in condizioni fisiche e strutturali altrettanto disumane.”

Come fanno i volontari ad informarsi delle condizioni degli "ospiti" del Serraino Vulpitta? Raccolgono quanto gli viene urlato dalle finestre e dalle grate da parte degli immigrati. Secondo i manifestanti, c'è un clima di violenza all'interno della struttura, e non vengono rispettati nemmeno i diritti fondamentali. 

 Fulvio Vassallo Paleologo dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), ha raccolto, tra tra l’altro, casi di autolesionismo e azioni punitive notturne. «Da anni – ricorda – denunciamo le gravi carenze sul piano della tutela dei diritti fondamentali nel sistema di trattenimento, espulsione e rimpatrio dei cittadini stranieri e ci batteremo con tutte le nostre forze – conclude riguardo al Vulpitta – per una visita, al più presto, di parlamentari, giornalisti ed avvocati indipendenti, in una struttura che avrebbe dovuto essere chiusa dal 2007, ma è ancora lì».