I fatti riguardano la costruzione di 600 alloggi in cooperativa a Trapani. Alloggi che dovevano sorgere in terreno agricolo e che la costruzione era in mano a Cosa nostra. Pellegrino avrebbe dovuto adoperarsi per cambiare la destinazione d’uso dei terreni e in cambio di ciò, come hanno riconosciuto i giudici, ha ricevuto dei soldi dalla mafia. Si parla di un milione di vecchie lire per alloggio. I soldi provenivano da Francesco Pace, capomafia trapanese, e Leonardo Barbara, ingegnere specializzato in progetti per case in cooperativa e in rapporti con uomini di Cosa nostra. I due sono stati condannati (5 anni Pace, 3 anni e mezzo Barbara) perché è stata riconosciuta l’aggravante mafiosa, hanno cioè favorito l’associazione criminale consapevolmente. Bartolo Pellegrino invece secondo i giudici di primo e secondo grado questa consapevolezza non l’aveva, perciò è caduta l’aggravante mafiosa. I giudici hanno comunque constatato il comportamento poco etico di Pellegrino descrivendo in sostanza che l’uomo politico non sapeva di favorire la mafia, ma si è fatto comunque corrompere. Ma il reato di corruzione non è più punibile per prescrizione.