Ad essere assolti sono stati Franco Barbera e Luigi Lembo. Il primo è stato anche revisore dei conti del Comune di Marsala, il secondo è originario di Patti e residente a Palermo. A difendere gli imputati sono stati gli avvocati Stefano Pellegrino e Chiara Bonafede.
Ad inizio febbraio 2009 avevano, invece, preferito patteggiare, subendo quindi una condanna (pena sospesa con il beneficio della condizionale) tre dei cinque imputati. La pena più severa, 2 anni e 10 mesi di carcere, il gup Massimo Corleo la inflisse, allora, all'ingegner Giovanni Giuseppe Anca, ex amministratore unico dell'Ismea. Con lui, patteggiarono anche Franesco Consentino, avvocato, e Biagio Giacalone, 64, entrambi condannati a un anno e sette mesi
Secondo l’accusa avrebbero distratto o dissipato dalla cassa della società capitali per circa un milione e mezzo di euro, iscritto al bilancio crediti per due milioni di euro la cui riscossione, per gli inquirenti, sarebbe stata impossibile, "gonfiato" fino ad un milione e mezzo il valore delle rimanenze di magazzino per far apparire la società in buono stato di salute e registrato false fatture per due milioni. Contestata anche la non regolare tenuta di libri e scritture contabili (bancarotta documentale). Nonostante lo stato di insolvenza, l’amministratore unico dell’Ismea, che fino al fallimento era una delle più importanti industrie siciliane del settore, chiedeva, ottenendoli, prestiti alle banche.