Il funzionario, per il quale il pm aveva chiesto la condanna, era accusato di avere vessato, con ispezioni e multe per migliaia di euro («al solo scopo di arrecare un danno»), Filippa Anastasi e Antonina Pulizzi, comproprietarie di un immobile al civico 136 di via Francesco De Vita. Le due donne, costituitesi parte civile (con l’avvocato Maria Letizia Pipitone), avrebbero avuto la colpa di «essere entrate in contrasto - secondo l’accusa - con Pipitone Nicolò, locatario dell’appartamento al primo piano, adibito dal Pipitone a studio di architetto, in società di fatto con il Giacalone, nonché occupato in parte, per lo svolgimento della propria attività da Zerilli Martino Mario, cognato del Giacalone». Il funzionario poi sospeso dall'ormai ex sindaco Valenti, avrebbe dovuto, dunque, astenersi dal procedimento amministrativo perché «in presenza di un interesse proprio e del prossimo congiunto Zerilli».
Da abuso d’ufficio, ma per un’altra vicenda, Giacalone era stato assolto nel 2010, mentre in febbraio è stato condannato a 10 mesi per «illegittimo» rilascio di una licenza edilizia.
Sempre per abuso ufficio e licenze edilizie «in violazione di legge», infine, Giacalone è sotto processo assieme ad altre tre persone.