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15/05/2012 04:20:05

"Picchiò la moglie perchè l'ha tradito col pensiero". Nei guai un appuntato della Finanza

E oggi al tribunale di Marsala si tiene la prima udienza preliminare davanti al Gup Annalisa Amato.
Il 12 gennaio 2010 la donna arrivò all’ospedale di Mazara con la milza spappolata, ma non disse che era stata picchiata dal marito. Affermò invece di essere caduta sul terrazzo mentre stendeva il bucato. Poi cambiò nuovamente versione davanti ai pm raccontando di essere caduta dalle scale mentre il marito non era in casa e di averlo visto solo dopo l’intervento chirurgico. Questa seconda versione però secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore Alberto Di Pisa viene smentita da due testi.
Anche gli stessi genitori e i fratelli della donna hanno riferito che le lesioni sono state frutto di un incidente domestico. Ma i familiari sono stati intercettati, e dalle registrazioni viene che le lesioni alla donna le ha provocate il marito. Il motivo, tra i più classici, la gelosia. Antonia Castelli infatti avrebbe raccontato al marito di avere una simpatia per un altro uomo, ma nulla di concreto. Il tradimento se c’è stato è stato solo nella mente della donna.
Oltre al marito la procura ha chiesto il rinvio a giudizio di altre sei persone, i familiari, accusati di favoreggiamento per occultare la vicenda e proteggere i due figli dei coniugi. La vicenda arriva in aula grazie ad una lettera anonima. Lo stesso avvocato Giovanni Lentini, che difende l’appuntato della Finanza, afferma che “la signora non è stata picchiata, la vicenda è frutto di una seria di equivoci”.
Di favoreggiamento sono quindi accusati i fratelli della donna, Vincenzo e Antonino Castelli, e quattro cognati Pietro Titone, Vincenza Gabriele, Maria Gabriella Sotgiù ed Elisabetta Ferreri (accusata anche di false dichiarazioni al pm). Un comportamento omertoso quello dei familiari davanti agli inquirenti della stessa Guardia di Finanza che però viene tradito dai colloqui telefonici. Vincenzo Castelli in una conversazione dice che “lui si deve vergognare di portare la divisa”, riferendosi a Foderà. E il fratello Antonino “lo ammazzerebbe”. E in una serie di telefonate gli indagati concordavano la versione da fornire agli inquirenti.