Il processo è alle battute finali. Fu proprio l'Arma dei carabinieri a gestire l'indagine. Fu un confidente - ha dichiarato Furia - a riferire che c’era una persona che era incappata in una «brutta avventura» e che questa era ormai sul punto di suicidarsi. Fu, quindi, effettuata una perquisizione nell’ufficio di Mario Rallo, in via Curatolo, e qui i carabinieri trovarono una cassaforte contenente parecchi assegni e molto denaro contante.
Secondo l’accusa, Rallo e Biondo, entrambi arrestati dai carabinieri nel marzo 2007, «si facevanodare e promettere - tramite assegni post-datati, per se stessi, quali corrispettivi di
prestiti di somme di denaro - interessi ed altri vantaggi usurari, con l’aggravante di aver richiesto, in garanzia, proprietà immobiliari».
Nel corso dell'udienza è stato poi ascoltato un imprenditore, Vincenzo Pocorobba, che con altre presunte vittime si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Giuseppe Gandolfo. Pocorobba ha affermato che «in un momento di difficoltàeconomica» Marco Martinez (imputato per false dichiarazioni al pm) gli disse che avrebbe potuto rivolgersi a Rallo per «scontare» degli assegni e che l’interesse praticato per lo sconto dei titoli «era del 42% annuo».