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19/06/2012 04:42:14

Violenze al centro per immigrati di Trapani Milo. La Procura apre un'inchiesta

Il procuratore capo, Marcello Viola, nel confermare la notizia, afferma che si tratta di "un atto preliminare" e che, allo stato, "non si configurano ipotesi di reato".

Il Centro di accoglienza ospita oltre 200 persone in attesa di identificazione. Non hanno compiuto reati ma dovranno stare lì fino a 18 mesi in condizioni disumane anche se la struttura è recentissima. Scontri, tentativi di fuga, botte e uso degli idranti sono alcuni degli episodi che si vedono nelle immagini esclusive girate dagli stessi ospiti del Cie con i telefoni cellulari.

Il video è stato inserito in rete in concomitanza con la visita al Cie di Milo di una delegazione di deputati nazionali del Partito Democratico, composta da Livia Turco, Alessandra Siragusa, Roberto Giacchetti e Roberto Zaccaria. Il video, comunque, è stato girato qualche settimana addietro: il filmato immortala alcuni immigrati che mangiano per terra. Adesso, sono arrivati i tavoli e le sedie a sufficienza, come ha confermato l’onorevole Siragusa. Circostanza, questa, che era stata confermata dagli stessi ospiti, quindici giorni addietro, quando un gruppo di cronisti - guidato dal presidente della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) Robertro Natale - ha potuto visitare la struttura ed incontrare, senza filtri, alcuni ospiti. E pare che tavoli e sedie abbiano fatto ingressoal Cie di Milo, proprio qualche ora prima dell’arrivo dei giornalisti.

Il Cie si trova alla  fine dell'autostrada Palermo-Trapani. Inaugurato a luglio 2011 questo centro, al contrario di molti altri ricavati in edifici come ex ospizi o comunità per tossicodipendenti, è stato progettato e costruito per essere un Cie modello. La struttura è praticamente inaccessibile dall'esterno e si trova lontano dal centro abitato. Una torre centrale domina i cinque settori in cui si divide, alti cancelli color giallo canarino separano le aree. La costruzione è nuovissima e ciò rende forte il contrasto con l'altro centro di detenzione per migranti di Trapani, il Serraino Vulpitta, dove nel 1999 morirono in un rogo sei tunisini, tre arsi vivi e tre per le ustioni riportate. Una struttura fatiscente ricavata nei locali di un vecchio ospizio.

Al Cie di Milo - che h una capacità ricettiva di 250 unità, attualmente ci sono centonove immigrati in attesa del permesso di soggiorno.  Un parcheggio forzato che ha generato«una situazione esplosiva: una polveriera», ha affermato l’onorevole Livia Turco. Ed una condizione di disagio, come sottolineano i sindacati di categoria, la vivono anche i poliziotti che prestano servizio all’interno.  L’obiettivo, per tanti, è la fuga. Una fuga che, spesso, avviene in massa. Soltanto nel mese di maggio più di cento sono riusciti a guadagnare la «libertà».

Il Ministro dell'Interno, Cancellieri, ha dichiarato di essere a conoscenza della vicenda. «Sto facendo le mie verifiche. Quello che so è che dentro i Cie i diritti umani sono rispettati. Bisogna chiarire i fatti, stiamo approfondendo».Sulle alternative, il ministro, intervenuta al convegno «Immigrazione, una sfida e una necessita» promosso dal Partito radicale, ha sottolineato che «tutto si può studiare ma il tempo di 18 mesi di permanenza ce lo ha dato l’Europa e variazioni in questo senso
vanno concordate. Quello dei Cie è un problema impegnativo perchè è una situazione che può essere di accoglienza ma diventare anche di detenzione».
 

Sulla vicenda interviene anche il Coordinamento per la pace di Trapani:

Da molti anni, ormai, gli esponenti del Centrosinistra italiano si impegnano in periodiche visite guidate nei centri di internamento per immigrati. Tutte le volte, gli ex democratici di sinistra, oggi del Partito Democratico, non sono mai andati al di là delle solite richieste di "umanizzazione" di queste strutture, senza mai mettere in discussione la loro stessa esistenza. 
La dignità politica e l'onestà intellettuale sono virtù sempre più rare. Nei giorni scorsi, l'onorevole Livia Turco - appena finita l'ispezione al CIE Milo di Trapani - ha avuto la spudoratezza di affermare che queste strutture «sono delle polveriere umane e che la legge voluta dal governo Berlusconi e dall'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni è un disastro».
Se non l'avessimo letto nero su bianco forse non ci avremmo creduto. Parole tanto indignate e accusatorie provengono dalla stessa persona che ha firmato, insieme a Giorgio Napolitano, la legge n. 40/1998, e cioè la norma istitutiva dei Centri di Permanenza Temporanea (oggi CIE) per immigrati. Per essere chiari, se in Italia esiste il disastro di queste strutture disumane e liberticide, lo dobbiamo proprio all'onorevole Turco e a tutta la sua area politica di riferimento.
Certo, oggi è comodo attaccare Berlusconi, Maroni e i governi reazionari espressi dal Centrodestra italiano per le loro infami politiche repressive in materia di immigrazione. Ma non bisogna dimenticare che la legge Bossi-Fini o i cosiddetti "pacchetti-sicurezza" altro non sono che un inasprimento dell'impianto normativo predisposto a suo tempo da un governo di Centrosinistra.
Proprio non si sentiva il bisogno di questi esercizi di ipocrisia da parte di Livia Turco e del Partito Democratico. Parole davvero fuori luogo e di cattivo gusto, specialmente perché pronunciate a Trapani, la città nella quale si consumò la strage del "Vulpitta" (1999) e nella quale insistono due Centri di Identificazione ed Espulsione. 
Dai quali, oggi come ieri, alla faccia delle inconcludenti ispezioni parlamentari, gli immigrati scappano continuamente per non subire più la repressione e le violenze di questi posti terribili.