L'asportazione di una porzione di fegato è stata effettuata attraverso l'automa "Da Vinci". Che l'équipe medica dell'istituto ha "importato" dall'ospedale di Pisa. Sotto i bracci meccanici del robot è rimasto per circa dieci ore, nel marzo scorso, un uomo di 46 anni. Il chirurgo automatico gli ha resecato e prelevato il lobo epatico destro, che è stato poi trapiantato al fratello di 44 anni, affetto da cirrosi epatica e in lista d'attesa per il trapianto di fegato. In sala operatoria un'équipe formata da decine fra medici e infermieri dell'Ismett e guidata dal direttore dell'istituto, Bruno Gridelli, e da Marco Spada, responsabile della Chirurgia addominale e dei trapianti d'organo. L'intervento è stato realizzato in collaborazione con l'équipe dell'azienda ospedaliera universitaria Cisanello di Pisa, guidata dal professore Ugo Boggi.
Un intervento perfettamente riuscito, senza complicanze né imprevisti. Il donatore è stato dimesso dopo nove giorni, mentre il fratello è potuto tornare a casa qualche settimana dopo, ricominciando una vita normale. Nel passato, in alcuni ospedali americani, la tecnica robotica per interventi di donazione di fegato era già stata applicata, ma con l'ausilio del chirurgo che, con la sua mano introdotta attraverso un'incisione addominale, eseguiva parte
dell'intervento. L'eccezionalità della procedura messa a punto all'Ismett sta nel fatto che a operare all'interno dell'addome del paziente sono stati solo i bracci del "Da Vinci". Grazie all'automa sono bastati cinque fori e un'incisione di soli nove centimetri.
"L'impiego nella chirurgia dei trapianti di nuove tecnologie emergenti quali quella robotica - spiega Gridelli - è molto importante poiché, riducendo il trauma operatorio, potrà favorire un incremento delle donazioni d'organo da vivente e quindi del numero di trapianti. Il trapianto di fegato da donatore vivente effettuato all'Ismett rappresenta un importante esempio di fattiva collaborazione fra centri trapianti di diverse regioni italiane e dimostra come collaborazioni di questo tipo possano favorire il progresso in campo trapiantologico".
Eppure, nell'unica struttura pubblica siciliana che lo possiede, il robot "Da Vinci" non sembra avere riscosso molto successo. A Villa Sofia, nell'ultimo anno, il gioiellino acquistato nel 2003 al prezzo di un milione 705 mila euro è entrato in azione una sola volta e, dal 2009 a oggi, ha effettuato appena 33 operazioni chirurgiche. Decisamente poco rispetto agli oltre 200 interventi all'anno del Policlinico San Matteo di Pavia, ai 150 degli ospedali di Grosseto e Forlì, ai 100 del San Paolo di Savona. Adesso il direttore generale dell'ospedale, Salvatore Di Rosa, che non era in carica ai tempi dell'acquisto del macchinario, ha deciso di mandare in pensione il robot per prendere in affitto il suo "gemello" di ultima generazione. Spesa stimata: tre milioni e mezzo di euro per cinque anni. Il vecchio "moloch" sarà dato in permuta per 800 mila euro.