Nella sua durissima requisitoria il Pm Andrea Tarondo aveva chiesto una condanna simile: sei anni e sei mesi. Per Tarondo Caccetta era da punire perchè "pensa ancora di poterla fare franca, e di rifare nuovamente lo stesso reato". I giudici hanno disposto anche la confisca dei beni in sequestro (centinaia di migliaia di euro trovate nella disponibilità dell'imputato) e condannato l’imputato al pagamento di una somma di 10mila euro in favore della parte civile. Caccetta era accusato di avere chiesto tangenti per il rilascio di nullaosta relativi ad alcuni progetti e piani di lottizzazione, in particolare per la realizzazione di un insediamento turistico termale a Mazara del Vallo e Calatafini-Segesta. Sembrano chiare le frasi intercettate dagli investigatori: “Tu mi devi chiedere scusa in ginocchio. Sei tu che hai bisogno di me, non io che ho bisogno di te. Se io voglio sono capace di trovare la scusa per bloccare le tue pratiche non solo 60 giorni ma sei mesi anche sei anni”.
Le indagini erano state avviate dopo una denuncia presenta dal geologo Roberto Gallo. E la tangente era stata anche filmata, con le immagini che hanno fatto il giro d'Italia. Il professionista al processo ha riferito di avere ricevuto richieste di denaro dall’ing. Caccetta e da Antonino Pizzo, funzionario amministrativo del Genio Civile di Trapani, già giudicato separatamente e condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per il rilascio di autorizzazioni per pratiche relative a due progetti. I soldi sarebbero stati incassati da Pizzo. L’ing. Caccetta, ha rilevato il pm, mirava all’ottenimento, tramite un politico legato agli imprenditori coinvolti nel progetto, di importanti incarichi di consulenza.
Nel corso del processo Luigi Miserendino, consulente della pubblica accusa, ha riferito che Caccetta aveva disponibilità economiche ingiustificate.
PIZZO AL POMODORO. Nove persone sono state rinviate a giudizio dal gup di Trapani Massimo Corleo, nell’ambito dell' inchiesta su una serie di estorsioni ai danni di commercianti del capoluogo, denominata, "Pizzo al pomodoro". Si tratta di Francesco Paolo ed Ignazio Cammareri, rispettivamente di 33 e 31 anni, Alberto Cangemi,41 anni, Claudio Di Pietra, 25 anni, Orazio Pisciotta, 38 anni, Ivan Randazzo, 28 anni, Michele Scardina, 47 anni, Giuseppe Beninati, 51 anni, e Salvatore Di Pietra, 34 anni.
Gli imputati sono accusati di avere gestito un vasto giro di estorsioni Tra le vittime figurano un ristoratore, il titolare di un’impresa artigiana, alcuni gestori di sale scommesse, un noleggiatore d’autovetture ed un distributore di apparecchiature elettroniche da intrattenimento. Ad ogni vittima
sarebbe stata richiesta la corresponsione mensile di somme di denaro o l’esecuzione gratuita di prestazioni lavorative. Ad un artigiano, ad esempio, sarebbe stata richiesta la fornitura di infissi in alluminio. Chi opponeva resistenza e si rifiutava di pagare subiva gravi ritorsioni. Al gestore di un autonoleggio sarebbe stato mostrato il calcio di una pistola e gli sarebbe stato consigliato, al contempo, di annotare il numero dei vigili del fuoco, alludendo chiaramente a possibili ritorsioni.
L’apertura del processo è prevista per il prossimo 25 ottobre dinanzi il Tribunale di Trapani. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Agatino Scaringi, Salvatore Longo, Arcangelo Antoci e Giulio Vulpitta.