E' stato davvero un processo lampo quello che ha visto coinvolto l'ex Sindaco di Pantelleria, Alberto Di Marzo, accusato di concussione, per aver chiesto tangenti per assumere al Comune il figlio di un imprenditore suo sodale.
Di Marzo, infatti, ha deciso di patteggiare la pena. Lui se ne esce sollevato, con una pena minima, la non menzione nel casellario giudiziario, la possibilità di candidarsi di nuovo (e magari anche di essere rieletto Sindaco). La Procura di Marsala chiude una vicenda che si sarebbe protratta per le lunghe. Restano in ombra, invece, tutti quegli episodi raccontati da Ernesto Emmolo, l'imprenditore prima colluso con Di Marzo che poi ha cominciato a collaborare con la giustizia: Emmolo ha parlato di un vero e proprio sistema, di un sindaco famelico, al quale i soldi non bastavano mai, che voleva la sua percentuale su ogni appalto.
Il Gup ha condannato Di Marzo ad un anno e mezzo di reclusione, pena sospesa. Fu arrestato il 22 Maggio, si dimise da Sindaco il 29 Maggio, giusto il giorno dopo l'interrogatorio di garanzia davanti al Gip Marcello Saladino davanti al quale si era avvalso della facoltà di non rispondere.
L'accusa era sostenuta dal Sostituto Procuratore Dino Petralia, che è stato colui che sin dall'inizio (siamo nel Settembre 2010) ha seguito con pazienza le indagini, raccogliendo dapprima la confessione di Emmolo, e arrivando poi ad intercettare Di Marzo proprio mentre consegnava ad Emmolo la restituzione della parte della tangente di 40.000 euro pretesa inizialmente per l'assunzione al Comune del figlio Dario.
Proprio Petralia è riuscito comunque ad ottenere, in sede di patteggiamento, anche il rimborso totale dei 40.000 euro ad Emmolo. Non è la prima volta che Di Marzo, in sede giudiziaria, restituisce dei soldi. Quando nel 2002 fu arrestato per estorsione, accusato di chiedere il pizzo, sempre da Sindaco, alle imprese di Pantelleria, per conto di alcuni mafiosi che si aggiravano nell'isola, Di Marzo si salvò - ottenendo l'assoluzione - riuscendo a dimostrare che in realtà lui agiva per difendere i panteschi dalle ripercussioni della banda, ed impegnandosi a restituire i soldi agli imprenditori taglieggiati. La circostanza, allora, lo salvò dalla condanna. Questa volta, invece, la restituzione dei soldi, è parte integrante della condanna. Con la speranza, per il bene di Pantelleria, che non ci sia un terzo episodio....