Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
24/08/2012 14:35:06

Cu’ si metti di cantu, ogni cani lu piscia

Cercherò di spiegarne il perché, commentando brevemente alcuni di quei preziosi consigli.

 

A cunusciri ‘n amicu si ci avi a mangiari ‘na sarma di sali

Sarma, in italiano salma, è termine che indica una “grande quantità”, in questo caso di sale, che è anche simbolo di intelligenza e di saggezza. Attenti dunque a considerare amico un individuo che non si conosce abbastanza. Alcune delle peggiori fregature della vita derivano dall’inosservanza di questa norma fondamentale.

 

A lustru di cannila né donna né tila

Attenti a invaghirsi di qualcuno o di qualcosa se la luce –lustru– che la illumina è debole come quella della candela, cannila. Aristotele, nel De anima, paragonò l’intelligenza alla luce. Intelligerevuol dire “leggere dentro”, ossia, saper vedere con chiarezza al di là delle apparenze. Ed è questo che occorre per non sbagliare nella scelte della vita.

 

Amuri di Cannalivari mori lu primu jornu di Quaresima

Amore di Carnevale dura ben poco. Cioè, se un amore nasce “per scherzo” muore alla prima difficoltà. Per questo il poeta arabo Ibn Hazm, nell’incipit del suo Collare della colomba, scrisse che il vero amore nasce come un gioco, ma alla fine è una cosa assai seria. Fra le due affermazioni non c’è contraddizione. Dice il Corano: «Questa vita terrena non è altro che scherzo e gioco». Tutto dipende, quindi, da quel che s’intende per gioco. Se il gioco è la vita, siamo salvi. Se il gioco è finzione carnevalesca, siamo sicuramente dannati.

 

A omu curti dunacci mugghieri, a omu longu tagghiaci li peri

All’uomo parsimonioso dai pure moglie, allo scialacquatore tagliagli i piedi. Ecco l’esempio tipico di una “vecchia” morale, che fa decisamente a pugni con i princìpi dell’odierna società dei consumi.

 

Avaru e porcu, spilalu quannu è mortu

Concetto spietato ed estremamente chiaro. Dio ne scampi perciò dall’avarizia, vera immagine del nulla, o death in life, morte nella vita, come scrisse Alfred Tennyson a proposito del tempo perduto (Oh death in life, the days that are no more).

 

Caca arrassu, chi fetu ‘un ti ni veni

Se devi fare una porcheria, falla lontano – arrassu– affinché non te ne arrivi qualche sgradevole conseguenza – fetu, fetore –. Mille volte benedetto questo ammonimento! Non potrò mai ringraziare abbastanza Antonino Lipari per avermelo suggerito.

 

Cavaddu spitignusu mori maghiru

Cavallo schizzinoso muore magro. Mi fa venire in mente due belle ragazze italiane, che nel mese di novembre di qualche anno fa stavano sdraiate al sole su una meravigliosa spiaggia caraibica, davanti a una laguna di cristallo turchese, e si lamentavano così l’una con l’altra: «Ma in che posto di merda siamo capitate? Non c’è un’anima viva. Non c’è una discoteca. Dio, che palle!». Le ho udite con le mie orecchie pronunciare queste parole, mentre passavo accanto a loro per caso. Mi piacerebbe sapere se hanno già fatto la fine di quel famoso cavallo.

 

Citrolu citrulisi, hai aspettatu un annu, e ‘un po’ stari un misi?

Un amico greco, di nome Akis, m’insegnò molto tempo fa un proverbio delle sue parti, che dice così: «Hai mangiato l’asino? E mangiati pure la coda!». L’equivalenza tra i due detti è perfetta. Akis m’insegnò anche a preparare quell’ottima salsina di yogurt con l’aglio e i cetrioli, che i greci chiamano zaziki. Tra i due proverbi, il più efficace è forse quello greco. Ma in fatto di salse, confesso che io preferisco assai il matarocco di Marsala.

 

Cu avi ‘ngegnu mangia pani, e cu è fissa mori di fami

Magari fosse davvero così, caro Antonino. Purtroppo sappiamo bene che l’ingegno (per non parlare dell’onestà, che spesso, ma non sempre, lo accompagna) non sempre è ripagato secondo giustizia e lungimiranza in questo nostro sventurato Paese. A meno che non si voglia intendere l’ingegno come sinonimo dell’italica furbizia. Dimmi la verità, Antonino, era questo il senso della parola, che tu avevi in mente?

 

Cu’ cu cani si curca, cu puci si leva

Chi va a letto coi cani, si alza con le pulci. In senso morale, il detto è ineccepibile. In senso letterale no. Da quattordici anni io dormo con una bassotta nana nel letto. Curo bene la sua igiene, e non mi sono mai risvegliato con le pulci. Tornando allora al senso morale, e tenendo conto di una simile esperienza, si potrebbe ripensare al motto di Erasmo da Rotterdam: «Meglio un turco sincero che un cristiano ipocrita». E, dal momento che spesso agli infedeli è stato dato l’epiteto di “cani”, si potrebbe concludere dicendo: «Meglio coricarsi con un cane pulito che con uno sporco essere umano».

 

Cu’ si metti di cantu, ogni cani lu piscia

Chi si mette in un cantuccio, ogni cane lo piscia. Dieci e lode, Antonino. Magari io avessi sempre seguito nella vita questo tuo fulgido insegnamento!

 

Cutuliannu cutuliannu, si sapi la verità

Scherzando scherzando, si conosce la verità. Questo mi sembra fondamentale anche per comprendere uno dei più tipici fenomeni della vita politica contemporanea. Prima si sparano affermazioni scandalose e sconvolgenti, poi si minimizza dicendo: «Era solo una battuta, scherzavo». Battuta un corno! Sotto i presunti scherzi – soprattutto quelli di certi politici – si nasconde sempre un’inconfessabile verità.

 

Cu’ ti fa chianciri ti voli beni, cu’ ti fa ririri ti voli mali

Anche l’antica saggezza cinese avverte, nel Tao Te Ching: «Le parole belle non sono vere, e le parole vere non sono belle». Perciò si farebbe bene a sospettare di chi ci vuole sedurre con i complimenti e con le barzellette.

 

Lu medicu piatusu fa la chiaja virminusa

Il medico pietoso fa la piaga verminosa. È una variante clinica del proverbio precedente.

 

Mangia ostii e caca diavuli

Forte immagine, quasi dantesca, terribilmente vera. Quant’è vero che la madre degli ipocriti è sempre incinta.

 

“Mentri semu papa, papiamu”, dissi lu sinnacu di Lampidusa

“Finché siamo papi, approfittiamone”, disse il sindaco di Lampedusa. Eccoci così in piena tangentopoli. Basta acchiappare un minuscolo potere, e il gioco è fatto. Da ogni potere può nascere un abuso di potere. «E mentre gli empi si aggirano intorno, emergono i peggiori tra gli uomini» (Salmi11, 9).

 

Nesci Masi e trasi Brasi

Esce Masi ed entra Brasi. Cioè: cambia il nome dei governanti, ma i ladri sono sempre gli stessi.

 

Scaccia serpi cu i natichi

Schiaccia serpenti con le natiche. Si dice di chi sa mascherare la propria natura maligna ostentando benevolenza e sorrisi.

 

Futti futti, che Dio perdona a tutti

È l’ultimo appiglio, quando la nostra coscienza è ormai inchiodata al muro.