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07/09/2012 13:04:43

Un cammino tra le strutture religiose di Paceco

Egli analizza con dovizia di particolari (anche se afferma che le notizie storiche documentate sono scarse, si hanno notizie nei testi riguardanti la storia di Paceco e la tradizione orale, non sempre attendibili) le quattro chiese esistenti (Madre, Maria SS. del Porto Salvo, del Rosario, di San Francesco di Paola) e di ognuna traccia la storia, l’appartenenza, le origini, il periodo di costruzione e restaurazione, la struttura architettonica e il suo ideatore, le opere d’arte esistenti e i rispettivi autori, la dedicazione della chiesa e della parrocchia. Per ognuna esprime, con perizia, valutazioni e pregi, così come ogni capolavoro appare ed è visibile ai cittadini pacecoti e ai turisti. Per la chiesa Madre ci fornisce, ad esempio, le notizie che essa apparteneva alla famiglia Fardella, che l’architetto è stato nel 1713 il Sac. Giovanni Biagio Amico e che l’organo a canne del XIX secolo, è opera di Pietro La Grassa, figlio del palermitano Francesco, autore dell’organo monumentale che si trova a Trapani nella chiesa di S. Pietro. Per la chiesa Maria SS. del Porto Salvo ci dice che a essa è legato il culto a S. Giuseppe e che vi si trova un quadro della S. Famiglia di Domenico La Bruna del 1700. Per la chiesa del Rosario sono preziosi la statua lignea (incompiuta) della Madonna e il portale in pietra sulla scalinata d’ingresso. Che la chiesa dedicata a S. Francesco di Paola è appartenuta e officiata per lungo tempo dai Frati Minimi.
Tra le processioni di cui parla padre Peppe, la più importante, da tempi immemorabili, è quella patronale del SS. Crocifisso, dal 1983 quella della statua di S. Caterina d’Alessandria, considerata da sempre patrona del Comune, ma la processione più sentita e devozionale è quella della Madonna Addolorata, “vera processione di popolo”.
L’autore dello scritto ci fornisce notizie sulla religiosità dei pacecoti: «La religiosità attuale – afferma – risente di una mentalità piuttosto lontana dal cristianesimo e deriva da una certa cultura laicizzante e spesso anticlericale, la pastorale dovrà tenere conto di questa mentalità diffusa, soprattutto nelle classi più colte».
L’arciprete Raineri dimostra, in questi cenni, amore per la sua gente, alla quale ha dedicato buona parte del suo apostolato con dedizione e competenza, attaccamento alla sua terra, ma soprattutto conoscenza culturale, biblica, religiosa e architettonica non comune. Alla sua passione e al suo insegnamento e guida deve tanto la popolazione che a lui è riconoscente.

31/08/2012
SALVATORE AGUECI