I fatti risalgono all’epoca in cui Adamo era presidente della Provincia di Trapani, nel 2004. Era stata la Procura di Trapani ad avviare l’inchiesta su Giulia Adamo e la vicenda dei finanziamenti al Convitto per audiofonolesi di Marsala e delle dimissioni della dirigente dell’istituto, Anna Maria Adamo. Il sostituto procuratore Franco Belvisi aveva chiesto tre anni di reclusione per l’ex presidente della Provincia. Secondo l’accusa, Giulia Adamo avrebbe indotto la responsabile del Settore Servizi Sociali della Provincia a bloccare l’erogazione dei fondi per il convitto con lo scopo di sostituire l’allora dirigente, Anna Maria Adamo, con una persona politicamente più vicina. I soldi in questione erano 140 mila euro che in effetti non vennero erogati fino alle dimissioni del rettore “scomodo”. Secondo gli inquirenti, la dirigente "era un soggetto a lei inviso, politicamente non vicino, non permeabile e non disponibile a tollerare intromissioni nella direzione dell'istituto". Dagli atti risulta che Anna Maria Adamo si dimise poi dal ruolo di dirigente dell’istituto per essere “pragmatica” e sbloccare l’erogazione dei fondi. Cosa che poi avvenne tempo dopo, quando direttrice dell’istituto era diventata la dottoressa Milena Vinci, da sempre politicamente vicina a Giulia Adamo. La tesi difensiva di Adamo, accolta dalla Corte d’Appello, era volta a dimostrare che la tardiva erogazione dei fondi scaturiva da un controllo interno alle spesa dell’istituto.
Adesso il processo è da rifare. La Cassazione ha accolto il ricorso dei pm. Ci sarebbe stato un dislivello nella valutazione delle testimonianze “tenendo conto solamente delle parti che risultavano funzionali alla tesi difensiva”. Secondo il Pm i giudici non avrebbero tenuto conto delle dichiarazioni dell’ex direttrice del convitto. Di quelle della stessa responsabile dei Servizi sociali della Provincia, secondo cui Giulia Adamo “aveva dato l’indirizzo di attendere una nuova gestione del Convitto prima di liquidare quanto dovuto…cioè di sospendere i pagamenti fino a quando non fosse stato nominato un rettore ritenuto più adeguato al compito". E poi ci sono le dichiarazioni del direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Ministero della pubblica istruzione, che aveva pure ammesso che la professoressa Vinci , da lui nominata nuova rettrice, gli era stata segnalata dalla presidente della Provincia.
La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’accusa, ha evidenziato che il giudice d’appello non ha preso in esame tutte le prove fornendo, per l’esclusione, motivazioni insufficienti. Ha inoltre sottolineato che in primo grado i giudici avevano ritenuto provati, “seppure con argomentazioni ondivaghe, sia l’abuso per violazione di legge commesso da Giulia Adamo per avere sollecitato il blocco dei pagamenti sia l’ingiusto vantaggio dalla stessa conseguito con le dimissioni della rettrice, e aveva pronunciato l’assoluzione solo perché riteneva mancante la prova del dolo”.
Adesso il processo ricomincia. Una curiosità: a difendere Giulia Adamo era Stefano Pellegrino, avvocato penalista e oggi candidato alle Regionali nel Pdl. Pellegrino, artefice con Adamo dell'elezione a Sindaco di Renzo Carini, nel 2007, ha poi rimesso il mandato quando, nel 2009, il rapporto con Adamo si è incrinato dal punto di vista politico e personale.