Per fermare gli equipaggi dei due scafi italiani, 14 persone in tutto tra italiani e tunisini, i nordafricani hanno sparato alcuni colpi di arma da fuoco. «È stato fatto uso delle armi e questo è di gravità assoluta - dice il sindaco di Mazara Nicola Cristaldi - perchè niente può giustificare azioni di tale portata. I segni dei colpi sono ben visibili sulle fiancate dei pescherecci. Inatanti erano in acque internazionali anche se, come è noto, i libici ritengono quelle acque di loro pertinenza».
«I due motopesca sono stati fermati dopo le 13 a circa 40 miglia al largo delle coste libiche e stanno giungendo a Bengasi. Ci siamo già attivati avvisando l`ambasciata e il consolato italiani in Libia. Sappiamo già che ad attendere i nostri marittimi in porto, a Bengasi, ci sarà il console Guido De Santis`, dice Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo per la pesca `Cosvap`. La Farnesina fa sapere che »su istruzione del ministro degli Esteri Giulio Terzi, l`ambasciatore a Tripoli Giuseppe Grimaldi e il console generale a Bengasi Guido De Santis stanno seguendo la vicenda con la massima attenzione«.
Il peschereccio `Daniela L.`, dell`armatore palermitano Cosimo Lo Nigro, non è nuovo a sequestri da parte dei libici: era stato fermato una prima volta l`1 dicembre 2010. Anche allora era stato condotto al porto di Bengasi ed era stato rilasciato dopo una settimana in seguito al pagamento di un`ammenda di 5 mila euro. Armatore del peschereccio `Giulia PG` è invece Domenico Asaro, che è anche il comandante del natante e si trova a bordo con il resto dell`equipaggio. Asaro, alla fine di febbraio 2010, quando era comandante del »Luna Rossa«, era riuscito a fuggire a un tentativo di cattura da parte dei libici
che anche in quella circostanza avevano fatto uso delle armi, sparando raffiche di mitra. Sedici anni fa sempre i libici, hanno sequestrato a Domenico Asaro il peschereccio `Osiridè che fu condotto, con l`equipaggio, a Misurata. Il comandante fu imprigionato per sei mesi nelle carceri libiche e poi non ebbe restituito il natante nonostante la società armatrice avesse pagato una ammenda di 26 milioni delle vecchie lire. Altri due pescherecci mazaresi sono per ora sequestrati: il Twenty Four è a Sfax, in Tunisia e Artemidè è ad Alessandria, in Egitto. «Il settore della pesca - ha detto Tumbiolo - non può andare avanti in questo modo. Siamo di fronte a una guerra. Va subito attivato un tavolo di confronto tra i Paesi rivieraschi e al contempo, mentre si avvia un piano di sviluppo per il Mediterraneo, volto al superamento del contenzioso relativo alle zone esclusive di pesca istituite da molte nazioni, va incrementata la vigilanza nel canale di Sicilia da parte delle autorità italianè»..
MOGAVERO. l Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero saputa la notizia del sequestro dei pescherecci “Daniela L” e “Giulia PG” da parte delle autorità libiche, avvenuto oggi pomeriggio, ha rilasciato questa dichiarazione: «La marineria mazarese ancora una volta viene colpita da un gravissimo sequestro, questa volta con l’uso delle armi. Altri due pescherecci che si aggiungono agli altrettanti che attualmente sono fermi in Tunisia e in Egitto e per i quali la diplomazia italiana sta già lavorando affinché possano essere rilasciati. La mancata risoluzione del problema delle acque internazionali – motivo di tutti i sequestri – non è più rinviabile. È necessario che la politica trovi interlocutori idonei per la risoluzione rapida e positiva del problema e non affidare ancora alla casualità il destino dei nostri marinai. Affinché il problema si affronti seriamente è necessario che ci scappi il morto?». Il Vescovo stasera ha già sentito il console italiano a Bengasi, Guido De Santis: «Come Chiesa mazarese seguiamo con apprensione la vicenda di questi due pescherecci ma anche degli altri due sequestrati in Tunisia e in Egitto. Siamo vicini alle famiglie dei marittimi che stanno vivendo con ansia questi momenti».