Davanti al giudice Roberto Riggio è intervenuto il primo teste d'accusa, Massimo Alacchi, che ha confermato che "le condizioni degli anziani erano cambiate in peggio", da quando l'imputato Baldassare Genna aveva preso in gestione la struttura, che operava prima in Contrada Dammusello e poi a Cardilla.
Hanno, invece, affermato che gli anziani «erano in buone condizioni igieniche» gli altri due testi, Ruggero Alacchi, cugino di Massimo, e un tunisino che vi lavorava come assistente di notte. I tre testimoni erano dipendenti della struttura. Massimo Alacchi, in particolare, è marito di Antonia Claudia Laudicina, anche lei ex dipendente di Villa Royal, che in febbraio, nonostante le «minacce di morte» che due dei cinque imputati (i fratelli Danilo e Christian Genna) avrebbero rivolto
al marito, in aula confermò le accuse mosse in precedenza. «Gli anziani con problemi psichiatrici - disse la donna - venivano sedati con farmaci, come il Valium, quando si agitavano e poi rinchiusi dentro le loro camere». Altri 12 testi saranno citati dall’accusa (pm è Giulia D’Alessandro) per l’udienza del 27 novembre. Accusati, a vario titolo, di sequestro di persona, abbandono di incapaci, maltrattamenti, esercizio abusivo della professione sanitaria, alla sbarra sono Baldassare
«Enzo» Genna, assistente capo di polizia poi sospeso dal servizio, la moglie Vita Maria Rallo, i figli Christian e Danilo, e Giuseppe Genna. A difendere gli imputati
sono gli avvocati Diego Tranchida, Edoardo Alagna e Luigi Pipitone.
L’indagine è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura.
VIOLENZE IN CASERMA A PANTELLERIA. Oggi prima udienza preliminare davanti al Gup Saladino per i 14 carabinieri per i quali la Procura ha chiesto il
rinvio a giudizio per le violenze che sarebbero state commesse nella caserma di Pantelleria la notte del 10 luglio 2011. Tra loro c'è il capitano Dario Solìto, ex comandante della Compagnia di Marsala (da cui dipende il presidio di Pantelleria). Solìto è accusato di omessa denuncia. Tutto parte dal racconto fatto dal
42enne cuoco marsalese Vito Sammartano, dalla cui denuncia è scattata l’indagine, condotta dalla Guardia di finanza della Procura, che ha messo nei guai, oltre a Solito, tredici militari, ai quali, a vario titolo, vengono contestati diversi reati. Dalle lesioni al sequestro di persona, dal falso in verbalizzazioni all’omissione di atti d’ufficio e di denuncia e infine al favoreggiamento. Indagati sono Claudio Milito, Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis, Stefano Ferrante, Cristian
Petraglia, Salvatore Carbone, Giovanni Capuano, Giuseppe De Gennaro, Antonio Belzaino, Giuseppe De Rosa, Francesco Castellana e Giuseppe
Liccardi. Quest’ultimo comandante di stazione.
CARAVA'. Il Tribunale nominerà martedì prossimo il perito che dovrà ascoltare e trascrivere le intercettazioni effettuate nel corso delle indagini sfociate nel processo che, per concussione in danno di un imprenditore edile mazarese (Vito Quinci), vede alla sbarra degli imputati l’ex sindaco di Campobello Ciro Caravà, attualmente in carcere per mafia, e gli ex consiglieri comunali di maggioranza Antonio Di Natale e Giuseppe Napoli. La decisione di procedere alla trascrizione delle intercettazioni è stata presa nel corso dell’udienza di ieri. Il perito dirà, poi, di quanto tempo avrà bisogno per svolgere il suo lavoro, anche se si tratta solo di 4 conversazioni ambientali registrate nel carcere di Marsala.
STALKING IN CAPITANERIA. Nuova udienza del processo che vede imputati quattro militari della Marina accusati, a vario titolo, di aver fatto vivere, durante il servizio svolto alla Capitaneria di porto di Mazara, un «periodo da incubo» ad una loro collega, la 32enne marsalese Diana Vaccari, sottocapo di terza classe ruolo truppa. Tra il 2008 e il 2009, la giovane militare avrebbe, infatti, subìto una lunga serie di atti persecutori ad opera del vice comandante della Capitaneria mazarese, il 42enne capitano di fregata Claudio Manganiello, mentre un collega di grado superiore, il capo di prima classe Gianluca Perrone, di 40 anni, avrebbe cercato di
baciarla contro la sua volontà durante i turni di servizio notturni. Il pubblico ministero Sabrina Carmazzi ha formalizzato, per quattro dei cinque imputati alla sbarra,
anche la contestazione di due reati previsti dal codice penale militare di pace. A Manganiello e ai due sottufficiali della Capitaneria di Augusta che avrebbero tentato di convincere la Vaccari a ritirare la denuncia (il primo maresciallo Gualtiero Migliorini, di 46 anni, e il maresciallo capo Concetto Cappuccio, di 47) il pm ha
contestato l’articolo 196. E cioè «minaccia o ingiuria a un inferiore in grado». Mentre al Perrone l’articolo 195 («violenza contro un inferiore»). E non è escluso, ha aggiunto il pm, che altri reati possano essere contestati a seguito delle altre deposizioni rese dai testimoni nel processo, che riprenderà il 15 novembre, con altri testi della difesa.