Secondo quanto spiegato ieri dal maresciallo Salvatore Missuto, della sezione di pg della Guardia di Finanza presso la Procura, Correra ordinava a industrie del nord Italia l’acquisto di ingenti quantità di merce (fertilizzanti per l’agricoltura), che poi rivendeva a Marsala, ma non pagava chi quei prodotti gli aveva fornito sostenendo di essere vittima di usura. Ciò anche dopo l’arresto (giugno 2008) dei suoi presunti "strozzini", denunciati ai carabinieri otto mesi prima. "Sono risultate inesistenti – ha detto l’investigatore rispondendo al pm Scalabrini – due ditte per le quali Correra ha ordinato merce. E cioè la Import-Export di Vitale Nunzia, una donna realmente esistente a Siracusa, ma ignara di tutto, e la Burgio Paola con sede a Marsala. Agli indirizzi nei quali, però, risultavano avere sede queste ditte, in realtà, c’erano persone che non aveva ordinato nulla e che nulla hanno detto di sapere. In un caso, c’era un laboratorio di analisi". Correra, secondo l’accusa si sarebbe reso autore di una mega-truffa il cui ammontare è stato stimato in 530 mila euro. Quattordici gli episodi contestati."Nel 2008 – hanno già spiegato nel processo i titolari di Zolfindustria e Kemia, due imprese "vittime" di Correra – lo avevamo anche premiato come uno dei migliori rappresentanti, ma l’anno dopo siamo stati gabbati. Non ci rispondeva neppure al telefono". A queste aziende Correra avrebbe ordinato, per conto di rivenditori inesistenti o ignari (i secondi si sono, poi, ritrovati debitori a loro insaputa), l’acquisto di ingenti quantitativi di fertilizzanti che, poi, rivendeva senza pagare il fornitore.
TRUFFA DELLE AUTO. Continua oggi l'udienza preliminare del processo per 12 persone per le quali la Procura di Marsala, diretta dal Procuratore Di Pisa, ha chiesto il rinvio a giudizio per truffa e falso. Si tratta dell'esito di un indagine condotta dai carabinieri su un giro d'affari di oltre un milione di euro circa la fittizia compravendita di auto tra Italia e Germania. Le truffe, hanno spiegato gli inquirenti, venivano realizzate ''mediante la stipula di contratti di vendita di auto di grossa cilindrata che non erano mai state nella effettiva disponibilità della concessionaria, auto vendute sulla carta e mai consegnate, o di vendita di auto ricevute in permuta o in conto vendita, prive sia dei documenti di circolazione che di proprieta', ma accompagnata dal rilascio di documento provvisorio di circolazione attestante falsamente la presenza presso l'agenzia di disbrigo pratiche automobilistiche dei documenti originali''. Alcuni degli indagati, che già nel 2007 furono colpiti da alcune ordinazione di custodia cautelare. Nell'agosto del 2007 furono arrestati i gemelli Giovanni e Giorgio Arena, di 37 anni, originari di Palermo, ma residenti a Marsala, dove gestivano ''di fatto'' la Autoelite srl. L'obbligo di dimora fu, invece, disposto per Pietro Giuseppe Centonze, di 37 anni, cugino del capo mafia di Marsala Natale Bonafede.Dell'organizzazione avrebbero fatto parte altre cinque persone, per le quali il gip dispose misure cautelari alternative. Il divieto di dimora a Marsala fu ordinato per Elena Ventura, di 61 anni, palermitana, madre dei fratelli Arena e amministratore dell'Autoelite, mentre l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria fu ordinato per i marsalesi Domenico Crimi, di 30 anni, Giuliano Balsamo, di 59, Gianvito Marino, di 36, e Saverio Fici, di 41, tutti dipendenti dell'Autoelite. Indagati anche Giuseppe Patrik Basile, 37 anni, titolare di un'agenzia automobilistica e tre titolari di agenzie di disbrigo pratiche automobilistiche di Marsala, Anna Concetta Pinto, di 41 anni, Piero Genna, di 40, Girolamo Stassi, di 51. Per tutti loro l'accusa è di falso.
RISSA, DUE CONDANNE A TRAPANI. Ignazia e Giuseppe Grillo e Giovanni e Giuseppe Amoroso sono stati condannati, dal giudice Franco Messina, al pagamento di una multa di duecento euro ciascuno per rissa. Gli imputati hanno patteggiato.