Saranno processati davanti al Tribunale di Marsala (prima udienza il 20 febbraio 2013) i marescialli Giuseppe Liccardi, che all'epoca era comandante della stazione di Pantelleria, anche lui accusato di omessa denuncia, e Claudio Milito, nonchè Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. A conclusione dell'indagine, il divieto di dimora a Pantelleria fu disposto per Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante. Per costoro, ritenuti gli autori delle violenze, era stato chiesto l'arresto. L'omessa denuncia dei fatti era stata contestata anche ad altri sei carabinieri della stessa stazione, processati con rito abbreviato e per i quali il pm aveva chiesto la condanna a 4 anni di carcere. Oggi, però, il gup li ha assolti. Si tratta di Cristian Petraglia, Salvatore Carbone, Giovanni Capuano, Giuseppe De Gennaro, Giuseppe De Rosa e Antonio Belzaino.
L'indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, fu avviata a seguito della denuncia di un marsalese, Vito Sammartano, 42 anni, cuoco, che d'estate si trasferisce a Pantelleria per motivi di lavoro. «Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino - ha raccontato Sammartano - e dopo l'alcoltest, a cui, seppur di poco, sono risultato positivo, sono stato massacrato di botte». Nel corso dell'inchiesta, poi, sono emersi anche altri episodi e la Procura diretta da Alberto Di Pisa ha individuato una decina di «parti lese». Le accuse a vario titolo contestate vanno dalle lesioni al sequestro di persona, dal falso in verbalizzazioni all'omissione di atti d'ufficio e di denuncia e favoreggiamento.
ABUSI SULLA FIGLIA, LA TESTIMONE NEGA TUTTO. «Nessun abuso sessuale sulla bambina. Ed inoltre, per quel che mi riguarda, niente sfruttamento della prostituzione. Ho detto quelle cose per gelosia». Ascoltata in Tribunale, ha negato tutto o quasi la principale teste d'accusa (L.G.) nel procedimento per le presunte violenze sessuali, con maltrattamenti, su una bambina di 4 anni che il 24 giugno 2011, a Mazara, sfociò nell'arresto dei genitori conviventi: un pregiudicato di 40 anni (T.L.C.) e la sua compagna di 27 (A.C.). L'uomo è accusato anche di favoreggiamento della prostituzione. La donna, invece, per violenze sulla figlia, che secondo gli inquirenti, veniva maltrattava, legata a una sedia, picchiata e costretta persino ad assistere ad atti sessuali anche di gruppo e a guardare video porno. Adesso, però, in aula, il principale teste d'accusa, amante di T.L.C., ha ritrattato, escludendo anche la bimba fu costretta a vedere film porno. Sulle contestate violenze, già nell'incidente probatorio, aveva detto: «Al massimo, alla bambina è stato dato qualche scappellotto…». La donna ha, poi, ammesso di essersi prostituita, ma di non essere stata sfruttata. La Cassazione, intanto, ha annullato l'ordinanza del tribunale del riesame che aveva rigettato richiesta di remissione in libertà presentata per T.L.C. dall'avvocato Stefano Pellegrino.