Tra loro anche l`ex sindaco di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, di 53 anni, che era a capo di una giunta di centrosinistra. In seguito il Comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Dalle indagini, infatti, è emerso che il sindaco Caravà, secondo l`accusa, intratteneva rapporti con esponenti della locale famiglia mafiosa capeggiata da Leonardo Bonafede, anch`egli rinviato a giudizio.
Saranno, inoltre, processati a Marsala (prima udienza: l`8 febbraio), anche Cataldo La Rosa e Simone Mangiaracina, considerati il "braccio operativo" di Bonafede, Gaspare Lipari, che avrebbe svolto una funzione di "collegamento" tra il sindaco e il capomafia, Antonino Moceri e Antonio Tancredi. Hanno, invece, chiesto di essere giudicati con rito abbreviato Filippo Greco, imprenditore di Campobello, da tempo trasferitosi a Gallarate (Va), ritenuto uno dei principali finanziatori nonché il "consigliere economico" dell`organizzazione mafiosa, e Calogero Randazzo, già condannato per associazione mafiosa.
Al centro delle indagini, avviate nel 2006, c`é uno dei "sodalizi criminali" considerato tra i più vicini al boss latitante Matteo Messina Denaro. Secondo gli investigatori, la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara avrebbe mantenuto uno stretto collegamento con il `boss` e, "attraverso un pervasivo controllo del territorio", sarebbe riuscita a "infiltrare progressivamente le attività imprenditoriali ed economiche dell`area". A coordinare le indagini sono stati il procuratore Aggiunto della Dda Maria Teresa Principato e i sostituti Marzia Sabella e Pierangelo Padova.