A denunciare la drammatica situazione dei dodici dipendenti della Sib, societa' sequestrata all'imprenditore valdercino Tommaso 'Masino' Coppola e da quattro anni sotto il controllo dell'amministratore giudiziario, e' la Fillea Cgil di Trapani, che esprime ''forte preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali e per il futuro della societa' messo a rischio dalle difficolta' economiche che investono la Siciliana inerti e bituminosi a causa degli ingenti crediti che vanta da parte di altre aziende''.Malgrado siano gestite dallo stesso amministratore giudiziario che controlla anche la Sib vi sono aziende, secondo quanto rilevato dalla Fillea Cgil, che non hanno provveduto a pagare alla Societa' inerti e bituminosi il materiale di cui si sono rifornite determinando gravi problemi economici in seno alla societa' che stanno causando difficolta' per la ripresa dell'attivita', ad oggi ferma, e gravi ritardi nel pagamento degli stipendi ai dipendenti.
''I lavoratori, che per tre mesi sono stati posti in cassa integrazione in deroga, non ancora saldata da parte della Regione - ha detto il segretario provinciale della Fillea Cgil Franco Colomba - sono riusciti a ottenere qualche mese fa, solo il 50 per cento dello stipendio del mese di maggio nonostante avessero chiesto, in prossimita' delle feste natalizie, un acconto sullo stipendio all'amministratore giudiziario''. La Fillea Cgil ha annunciato che programmera' "adeguate iniziative volte a sensibilizzare e richiamare alle proprie responsabilita' gli organi competenti al fine di garantire il rispetto dei legittimi diritti dei lavoratori".
E' questo l'ennesimo episodio che dimostra che, purtroppo, sequestrare un'azienda alla mafia, rimetterla nel percorso della legalità, significa metterla in crisi. Dati alla mano, nove aziende sequestrate alla mafia su 10 falliscono. L'allarme è stato lanciato giusto in questi giorni da Don Luigi Ciotti: ''I numeri parlano molto chiaro: sono soltanto pochissime imprese quelle che resistono e tutte le altre prima o poi muoiono. Questa è una situazione che grida vendetta''. Così il presidente di ‘Libera’, Don Luigi Ciotti in un'intervista a 'Repubblica'.
''Sono mancati gli strumenti giusti - aggiunge Don Ciotti - è mancata in generale un'aggressione mirata alla questione dei beni confiscati. E poi ci sono state reti di complicità. ci sono stati ritardi, ci sono stati silenzi. E qualcuno che doveva metterci la testa su queste cose, la testa non ce l'ha messa. Per questo è giusto dire che è una situazione che grida vendetta''. Invece, arringa il presidente di Libera, "si sarebbe dovuto seguire il modello delle cooperative che sono nate sui terreni confiscati con bando pubblico e con il coinvolgimento dei giovani del territorio".
La "Siciliana Interti e bituminosi" è stata sequestrata in occasione dell'operazione "Cosa Nostra Resort", quando si scoprì che, nonostante fosse in carcere per scontare una precedente condanna, Tommaso Coppola dava disposizioni ai suoi familiari e sodali per la gestione delle aziende, tra cui quella oggi sull'orlo della chiusura. Dalle intercettazioni, Coppola ordina al geometra Vito Virgilio e all'ex vice sindaco di Valderice, Camillo Iovino (oggi sindaco), di contattare il senatore D'Alì "affinchè perorassero la "Siciliana inerti e bituminosi srl" per una fornitura di inerti per i lavori del porto di Castellammare del Golfo". I rapporti fra il politico e l'imprenditore erano già emersi da altre inchieste su "mafia e appalti".