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09/04/2013 05:13:46

Mafia, mazzette e appalti. Sequestro da 30 milioni di euro al porto di Trapani. Tutti i particolari

Secondo gli inquirenti, infatti, i lavori di riqualificazione della Litoranea Nord, aggiudicati dai due imprenditori considerati vicini a Cosa nostra nel luglio del 2006, sarebbero stati eseguiti in maniera anomala e difforme al capitolato d'appalto come documentano alcune riprese video terrestri e sottomarine dalla polizia. A Porta delle Botteghelle, l'associazione di imprese dei Morici avrebbe rimosso e abbassato il manto stradale sottostante per consentire il passaggio di escavatori di grandi dimensione invece di noleggiare mezzi meno voluminosi come imponeva il progetto esecutivo.
Sono stati realizzati dai Morici anche il ripristino della funivia Trapani-Erice, costato nel 2005 quasi 9 milioni di euro, e la costruzione della galleria di Favignana (appaltata tra il 2000 e il 2001 per un importo di 4 miliardi di lire) per cui i Morici avrebbero concordato una tangente di circa 80 mila euro con gli ex funzionari della Provincia arrestati nel 2003 per turbativa d'asta, Vito Giacalone e Giovan Battista Grillo.

14,40 - L'operazione "Corrupti mores" è la quarta messa a punto dal 2011 dal gruppo di lavoro messo a punto dalla Questura di Trapani con il compito di compiere indagini societarie e patrimoniali nell'azione di contrasto alla mafia.

 Le altre tre operazioni sono state a Maggio 2011 l'operazione "Salus Iniqua", che ha portato alla richiesta di sequestro di beni nei confronti dell'ex deputato regionale Pino Giammarinaro, l'operazione "Panoramic" nel Gennaio del 2012, l'operazione "Araknos" nel settembre 2012. 

12,50 -  «L'estraneità del Sen. Antonino D'Alì dalla vicenda giudiziaria che ha portato all'odierno sequestro nei confronti degli imprenditori Morici, è attestata dagli atti processuali al vaglio del GIP del Tribunale di Palermo».

 Lo affermano gli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino legali del sen. Antonio d'Alì. «Invero - continuano - nell'ambito del suddetto procedimento, sono state svolte incisive ed efficaci indagini difensive, attinenti anche alle procedure di aggiudicazione degli appalti nel porto di Trapani, che escludono in maniera categorica qualsiasi coinvolgimento o cointeressenza del Senatore in dette aggiudicazioni. Fra le tante, testimonianze autorevoli come quelle dell'allora Prefetto Giovanni Finazzo, dell'allora Sindaco Girolamo Fazio e dell'Ing. Gian Francesco De Luca. Detta estraneità, per altro, risulta confermata anche da talune testimonianze assunte dal PM».
 

11,00 - Un comitato occulto che si spartiva gli appalti a Trapani. E' lo scenario che emerge dalla conferenza stampa in Questura a Trapani, durante la quale sono stati raccontati i particolari dell'operazione che oggi ha portato alla richiesta di sequestro di beni per 30 milioni di euro.

 Sono stati impegnati più di 50 militari della Guardia di Finanza nella sola provincia di Trapani. Il sequestro è stato utilizzato ai sensi della legge Rognoni - La Torre, così come rivista dal Testo Unico del 2011, che dà la possibilità ai questori di valutare la pericolosità sociale non solo dei soggetti, ma anche dei patrimoni, e di chiederne pertanto il sequestro. "Le aziende sequestrate oggi - ha spiegato Linares - sono stati strumento per commettere reati". Il reato tipico è la frode nelle pubbliche forniture: "Guadagni immensi e pene minime" ha detto Linares, che ha anche fatto una casistica di opere pubbliche vinte dalle ditte di Morici e realizzate truffando sui materiali e modalità di esecuzione dei lavori, a cominciare dalla Litoranea Nord, che già sta franando per la scarsità del materiale utilizzato. Sono venute alla luce anche, tramite le confessioni dei diretti interessati, le bustarelle che sono state pagate - per 80.000 euro - per l'aggiudicazione dei lavori per la realizzazione della funivia di Trapani - Erice. "Un mese prima dell'appalto - ha detto Linares - già si sapeva chi doveva vincere". 

09:05 - Nelle carte dell'inchiesta, anche molti retroscena sui rapporti tra mafia, imprenditoria e politica a Trapani. 

Francesco  Morici è stato intercettato mentre discute, con Tommaso Coppola,  imprenditore di Valderice oggi condannato a sei anni per associazione mafiosa, del ruolo di Antonio D'Alì, senatore del Pdl, ex sottosegretario agli Interni.“Parlagliene al senatore – si sente dire a Coppola, rivolto a Morici – lì cosa si può fare… se c’è possibilità”. All’epoca delle indagini D’Alì era ancora sottosegretario e si muoveva pertanto con la scorta. Sconsolato, Morici osservava: “Mi sembra brutto… quando non c’era questa scorta… ora che è con la scorta mi annoia”. In altre vecchie telefonate, Morici sostiene di essere in attesa del concretizzarsi di una “promessa” del senatore D’Alì per i lavori da effettuare nel Porto di Trapani: “…gli hanno assegnato un pò di soldi… qua ne ho un’altra… quella che il Senatore mi ha promesso che me la faceva passare… quella di 20, 30 miliardi… questa… la convenzione… questa per la cosa del porto”. E a un altro imprenditore dice: “Per il rapporto che mio padre ha con il senatore D’Alì puoi stare certo che l’appalto sarà aggiudicato a noi”.Tante parole anche sull'ex deputato regionale e assessore al territorio Bartolo Pellegrino (assolto dal reato di concorso esterno e dichiarato prescritto per un episodio di corruzione): “Quando andiamo da lui e lui ci prende in giro basta… non può essere più lui a garantire per noi… ha mancato diverse volte di rispetto nei nostri confronti”. 

08:45 - I sigilli sono stati applicati alle società "Eumede Consulenze e Ingegneria srl", "Trapani Infrastrutture Portuali Consoretile arl", "Coling SpA". "Litoranea Nord", "Sperone", "Funivia", "Torre Ascensori", "Port Service", "Traghetti Isole", "Touring Consultingf" e altre realtà del settore. 

Tutte avrebbero fatto parte della vasta organizzazione per la gestione degli appalti pubblici da parte della mafia. Le prove principali consistono nelle rivelazioni di alcuni che ne avrebbero fatto parte, ovvero imprenditori come Tommaso Coppola e Antonino Spezia, nonché funzionari pubblici della Provincia di Trapani fra i quali Giovan Battista Grillo e Vito Giacalone. Funzionari Pubblici che, dietro pagamento di somme non indifferenti, merttevano ai primi posti nelle liste di assegnazione i nomi degli imprenditori collegati ai boss, al corrente di ogni minimo dettaglio delle procedure e per questo certi di ottenere quanto previsto.

08,30 - “Questa operazione è la radiografia più recente della mafia capeggiata dal latitante Matteo Messina Denaro”  dichiara il primo dirigente di Polizia Giuseppe Linares, a capo da qualche anno della divisione anticrimine della Questura di Trapani.  “E’ una mafia che accoglie soggetti pressoché incensurati, anche se i Morici risultano citati in indagini dell’ultimo decennio”. Queste imprese si raccordavano con quei capi mandamento che “intercettati auspicavano il trasferimento di prefetti, questori, dirigenti di polizia, magistrati, investigatori”. “Quello di cui facevano parte i Morici è un cartello di imprese – aggiunge Linares, in un'intervista al Fatto Quotidiano – che è stato costituito nei primi anni del 2000 nella prospettiva di una serie di grandi appalti che in effetti di lì a poco vennero banditi. In particolare veniva sostenuta da queste imprese presso le amministrazioni pubbliche la logica degli appalti concorso, che prevedono l’affidamento dei lavori a imprese con determinate caratteristiche tecniche. In alcuni casi il cartello è risultato in grado di suggerire questi requisiti, in altre occasioni a conoscerli in anticipo”.

08,00 -  I lavori dell'Americas' Cup a Trapani, nel 2005, furono i primi del "sistema Bertolaso" in Italia.  Ci furono lavori al porto, aggiudicati ai Morici,  per 45 milioni di euro, ancora oggi non completati.   Secondo gli investigatori erano a capo di un sistema che si muoveva indisturbato grazie agli appoggi garantiti da politica e burocrazia, anche in cambio di mazzette, e sostenuto dall’ala di Cosa Nostra capeggiata dal latitante Matteo Messina Denaro. I Morici, per gli investigatori, erano infatti diventati una potenza economica giocando la loro partita imprenditoriale con carte truccate: l’avallo dei boss, la conoscenza in anticipo delle caratteristiche chieste dai bandi di gara e la possibilità di inserire nei bandi alcuni requisiti che loro e non altre imprese erano in grado di garantire. Così si erano aggiudicati appalti importanti come quelli per il risanamento delle antiche mura della città (7 milioni), per la costruzione della Funivia Trapani-Erice (9 milioni) e per il porto di Trapani (45 milioni). Gli imprenditori sapevano bene che il materiale utilizzato era scadente. Ma, come è stato spiegato dai testimoni, acquistando forniture di quel tipo era più facile far uscire soldi in nero dai bilanci, per poi intascarlo esentasse o suddividerlo con boss, politici e burocrati  I Morici, risulta da un’intercettazione e dalle parole dei pentiti, sostenevano di avere il senatore del Pdl Antonio D'Alì come sponsor in molte gare di appalto. “Corrupti mores” è stata denominata l’operazione, “comportamenti corrotti”. Numerose le tangenti “intercettate” lungo questa indagine.

07,45 - Il sequestro  riguarda l'impero di due insospettabili imprenditori edili siciliani, Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio, ufficialmente i titolari di cinque società che gestiscono appalti importanti. 

L'ultimo, all'interno del porto di Trapani, riguarda una ristrutturazione da 40 milioni di euro, aggiudicata a un'associazione temporanea di imprese di cui fa parte anche la "Società italiana dragaggi spa", un vero colosso nel settore.

Il provvedimento "di sequestro anticipato ai fini di confisca" firmato dalla sezione Misure di prevenzione di Trapani sostiene adesso che i Morici farebbero parte del "cartello" di imprese legate al latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini dicono che i Morici furono utilizzati prima dal vecchio capomafia di Trapani, Vincenzo Virga, poi dopo il suo arresto, dal reggente che lo sostituì, Francesco Pace. Con la benedizione di Messina Denaro, che era interessato al condizionamento degli appalti più importanti della provincia.

Le indagini - coordinate da Giuseppe Linares, il dirigente di polizia che per anni ha dato la caccia al superlatitante -  hanno ricostruito il reticolo societario che faceva capo ai Morici: è costituito soprattutto da imprese costituite a Roma. Il sequestro è stato disposto per la "Morici Francesco e c. sas", la "Morici immobiliare", la "Coling spa", l'impresa individuale Morici Vincenzo e l'impresa individuale Morici Francesco. Il provvedimento riguarda anche nove partecipazioni societarie, 142 beni immobili e 36 rapporti bancari. 

07,30 - Una parte del porto di Trapani, secondo le indagini, sarebbe stato costruito da imprenditori legati al boss latitante di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. 

L'appalto da 46 milioni di euro assegnato in vista della regata del 2005 della "America's cup" sarebbe stato pilotato proprio dalle cosche. Si tratta di un provvedimento giudiziario clamoroso, che non ha precedenti. Al centro delle indagini condotte da Giuseppe Linares ci sono Francesco e Vincenzo Morici, titolari di numerose aziende e risultati in legami strettissimi con Messina Denaro. E nelle carte del sequestro è ben delineato anche il ruolo del senatore Antonio D'Alì, ex presidente della provincia di Trapani ed ex sottosegretario nel governo Berlusconi, attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa.

07,15 -Sarebbero vicini alla mafia. Gli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Trapani e i militari del nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo un sequestro per un valore complessivo di 30 milioni di euro agli imprenditori trapanesi Francesco e Vincenzo Morici. 

 "Sono risultati appartenere - scrivono gli inquirenti - ad un gruppo di imprenditori che Cosa Nostra ha utilizzato, prima per volontà del famigerato capo mafia Vincenzo Virga e, dopo il suo arresto, del reggente pro tempore Francesco Pace, su mandato del rappresentante provinciale Matteo Messina Denaro allo scopo di esercitare, per oltre un decennio, il condizionamento nelle fasi di aggiudicazione di appalti, nella esecuzione delle opere e nelle forniture.