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10/04/2013 04:03:58

Operazione "Corrupti Mores". I commenti e le reazioni dopo il maxi sequestro a Trapani

DAMIANO. Il  sindaco di Trapani Vito Damiano, anche a nome dell'intera cittadinanza, ha telefonato al Questore di Trapani dottor Carmine Esposito esprimendo il suo vivissimo apprezzamento per l'attività meritoria ed importante svolta dal personale della Polizia di Stato della Questura di Trapani, che ha consentito di individuare e neutralizzare, anche sotto l'aspetto patrimoniale, quella sacca di illegalità purtroppo ancora presente nel nostro territorio. Il sindaco si è rammaricato tuttavia del negativo effetto mediatico che la notizia ha creato a livello nazionale " è un male che dobbiamo e possiamo contrastare con gli strumenti della legalità ma anche attraverso la proposizione di un'immagine positiva del nostro territorio e della nostra gente, prevalentemente onesta e laboriosa".

TRANCHIDA. Da Favignana alla Louis Vuitton act 8 e 9 al Porto e Mura di Tramontana di Trapani, salendo ad Erice in Funivia" ... dalle inquietanti notizie stampa odierne, apprendiamo che purtroppo piu' non e' solo un percorso turistico, plurale e infrastrutturato, che degnamente può garantire a turisti e visitatori nella nostra terra: paesaggi, scenari ed emozioni da mozza fiato, unici e irripetibili. Spiace pertanto registrare l'ennesimo negativo scoop promo-turistico in danno di Erice, di Favignana, Trapani e nell'insieme della nostra provincia. Questo, a caldo, l'impressione che dai media colpiscono, su scala nazionale e non solo, i cittadini possibili turisti e visitatori. Ne consegue l'ennesimo danno d'immagine territoriale e sociale, oltre che, a cascata, di ordine economico e non solo in capo ai nostri operatori ed al comparto tutto. Questo l'ennesimo danno prodotto dal corrotto sistema politico-imprenditoriale-mafioso, scoperchiato dall'ennesima brillante indagine condotta dagli Agenti della Polizia - Divisione Anticrimine della Questura di Trapani, diretta dal dr Giuseppe Linares, al quale, unitamente al Questore dr Carmine Esposito, ed al Comandante dr Pietro Calabrese del Nucleo GdF di Trapani, vanno i complimenti e la vicinanza ideale della città di Erice. Vicinanza ideale e complimenti ai quali non possono non associarsi gli imprenditori onesti del nostro territorio, la stragrande maggioranza, dal settore turistico a quello dei lavori pubblici e non solo, atteso che il cartello di imprese e aziende riconducibili agli imprenditori Morici, padre Francesco e figlio Vincenzo, appaiono, come svelato dall'indagine, un tutt'uno vicini ad un sistema criminoso che condizionando le fasi di aggiudicazione di appalti, lavori e forniture, peraltro provocava una concorrenza sleale nel comparto, minando non solo la libertà d'impresa ma anche la capacita' imprenditoriale, oliando con contestuali elargizioni e favori, politici, dipendenti pubblici e la famiglia mafiosa di Trapani, riconducibile al latitante Matteo Messina Denaro. Ancora una volta aleggia e in maniera preoccupante, la non secondaria circostanza che gli elementi che hanno portato all'ingente sequestro di circa 30 milioni di euro, fra beni e società, sono emersi dalle carte del processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del recente rieletto e potente Senatore trapanese del PdL Antonio D'Ali, in corso davanti al GUP di Palermo. Non poca preoccupazione desta il fatto che, fra i lavori oggetto di 'possibili e futuri decadenze e cedimenti strutturali improvvisi' vuoi per l'impiego di materiali scadenti e/o non nelle giuste quantità, dal ferro al cemento, ecc. figurano anche lavori realizzati dalle imprese riconducibili ai Morici, in Erice e appaltati:

A) dal Comune di Erice nel 2001 - rete fognante per € 9,3 milioni circa;

B) dal Comune di Erice nel 2005 - rete fognante per € 6,2 milioni circa;

C) dalla Provincia Regionale di Trapani nel 2005 - funivia per € 8,7 milioni circa.

In relazione a tanto, peraltro, attese le paventate e gravi criticità si ritiene improcrastinabile disporre suppletivi di accertamenti e verifiche tecniche e costruttive, oltre che per un debito di sicurezza in quanto possibile, ma anche per una probabile costituzione quale parte civile e in danno, non solo di immagine, nei confronti degli autori di tali eventuali atti e misfatti. 

LEGAMBIENTE.  “Il sequestro di Trapani conferma che la scorciatoia dei grandi eventi e il ricorso a procedure straordinarie avrebbero determinato solo abusi e illeciti. La Coppa America di Vela, organizzata in Sicilia, ne è la dimostrazione. E’ stata quella, infatti, l’occasione per perpetrare ogni sorta di illegalità e di speculazione edilizia provocando danni ambientali e d’immagine a Trapani e al suo territorio. All’epoca Legambiente contestò tutto ciò chiedendo, tra l’altro, di non affidare la gestione del grande evento in questione alla Protezione Civile, perché senza una corretta rete di controlli e il rispetto delle procedure amministrative si sarebbero esposti i lavori a una maggiore permeabilità alle imprese mafiose con effetti negativi sull'economia del territorio e sulla stessa qualità dei lavori. Le procedure semplificate in sostanza favoriscono le imprese mafiose e la realizzazione di opere di qualità scadente”, così Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente commenta la notizia del sequestro degli appalti pilotati a Trapani. Già nel 2005 Legambiente aveva denunciato diverse irregolarità nel rifacimento del porto di Trapani e aveva parlato di leggi aggirate senza scrupoli. Nello stesso anno Goletta Verde, storica campagna dell’associazione ambientalista, aveva assegnato la bandiera nera alla autorità portuale di Trapani per i lavori relativi alla Coppa America all'interno della zona di protezione speciale delle Saline di Trapani. "Con Louis Vuitton CAP di Trapani - conclude Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – è iniziata la relazione tra Protezione Civile e grandi eventi, e da subito ci è parso evidente che tutte le deroghe previste dall'organizzazione delle Grandi iniziative, da parte della Protezione Civile, potessero favorire l'infiltrazione di interessi mafiosi. Per questo Legambiente ha sollevato subito la questione e con le nostre denunce siamo riusciti a bloccare alcune opere per ridurre il catastrofico impatto sull'area protetta delle Saline di Trapani. Vogliamo, inoltre, sottolineare il prezioso lavoro che Giuseppe Linares, a capo della divisione anticrimine della Questura di Trapani, e i suoi uomini hanno portato avanti nella battaglia contro le ecomafie. Linares ha ricevuto da Legambiente il premio ambiente e legalità. Infine Legambiente Sicilia si costituirà parte civile quando partirà il processo che ci sarà dopo l’inchiesta” .

 

CONFINDUSTRIA. “Registriamo con favore ed esprimiamo il nostro apprezzamento alla Magistratura ed alle Forze dell’Ordine (nella fattispecie Polizia di Stato e Guardia di Finanza) per l’ulteriore ennesimo colpo inflitto alla criminalità organizzata ed in particolare a complici e fiancheggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Tali operazioni sono di importanza vitale perché vanno nella direzione di liberare il nostro territorio e l’economia trapanese da condizionamenti mafiosi che continuano ad offuscare la parte buona della nostra provincia”.

FAZIO. Ho letto le dichiarazioni di alcune parti politiche e commenti vari sull’operazione che ha portato al sequestro dei beni degli imprenditori Morici e non posso esimermi dal fare una serie di considerazioni, con particolare riferimento ai lavori per la riqualificazione della Litoranea Nord di Trapani. Premesso che mi assumo – e con orgoglio – la piena responsabilità politica di quanto è stato realizzato nel corso della mia amministrazione e che personalmente, negli anni in cui sono stato sindaco, ho trasmesso denunce ed esposti relativi a fatti che avevano natura illegale, come, ad esempio, sulla gestione dell’acqua pubblica, e senza voler entrare nel merito di risultanze giudiziarie che, ritengo, siano da approfondire, intendo precisare che tutte le procedure inerenti lavori di una certa entità, che avrebbero potuto facilmente attrarre gli appetiti della criminalità e della mafia, sono state svolte nella massima trasparenza, coinvolgendo le più alte istituzioni e stabilendo un collegamento diretto con Prefettura, magistratura e forze dell’ordine attraverso l’invio degli atti dei procedimenti stessi, degli esiti di gara, di subappalti e quant’altro. Ciò è accaduto, per esempio, per i lavori relativi alle fognature in via Ammiraglio Staiti, che sono stati gestiti direttamente dalla Prefettura (stazione appaltante) per conto del Comune di Trapani,  per tutte le gare relative a forniture di servizi gestite dal Comune di Trapani in occasione dell’America’s Cup, per quanto mi risulta, anche per quelle gestite dall’Autorità Portuale in occasione dello stesso evento e per i lavori per la riqualificazione della Litoranea Nord, per i quali è stata seguita la stessa procedura e qualsiasi informazione relativa a detti lavori è stata ampiamente divulgata e portata a conoscenza della collettività, anche con conferenze stampa e comunicati dettagliati, che si possono leggere sul sito istituzionale del Comune. Desidero altresì puntualizzare che il progetto relativo alla riqualificazione della Litoranea Nord prevedeva la realizzazione di due barriere, ma, nel corso del primo stralcio, essendo i fondi insufficienti, ne è stata realizzata una, che, chiaramente, non sarebbe stata del tutto insufficiente per contenere le onde marine. Contestualmente il Comune aveva avanzato richiesta di ulteriore finanziamento, per il completamento e rafforzamento della soffolta, e lo aveva ottenuto dal Ministero dell’Ambiente.  I lavori di messa in sicurezza della fascia costiera non si sono conclusi, dunque, con gli interventi per la realizzazione della soffolta (primo stralcio), ma si sarebbero dovuti eseguire altri lavori, con il finanziamento appositamente ricevuto dal Ministero dell’Ambiente, per rinforzare la barriera; lavori ancora non realizzati, nonostante le mie ripetute sollecitazioni ed ordinanze, ma per i quali, mi risulta, si stanno procedendo alla definizione della progettazione. Se le indagini dovessero accertare che il materiale utilizzato, che, per quanto mi risulta, era composto da massi, non era quello previsto dal capitolato o se fossero accertate irregolarità, quali mancanza di autorizzazioni e quant’altro, auspico che il Comune decida di costituirsi parte civile in un eventuale processo ed avvii appositi accertamenti su eventuali omissioni e/o complicità da parte di chi per legge è tenuto a controllare l’attività delle ditte appaltatrici nel corso dei lavori. Sono certo che l’attuale amministrazione si muoverà in tal senso. Per concludere, non vorrei, da quanto ho letto, che ci sia qualcuno che intenda strumentalizzare una operazione di polizia per fini politici, viste le prossime scadenze elettorali, mirando ad avviare sin d’ora campagne elettorali “d’assalto” per “conquistare” anche il Comune di Trapani

COORDINAMENTO PER LA PACE.  Nel settembre 2005, nel mezzo dell'entusiasmo collettivo per le regate trapanesi della Coppa America, decidemmo di ricordare Mauro Rostagno non solo con le tradizionali iniziative di "Ciao Mauro", ma anche con un documento di analisi su tutto quello che stava succedendo. Con quel documento - intitolato "Le mani sulla città" - provammo a offrire degli elementi critici per smascherare la propaganda utilizzata da politici e imprenditori trapanesi secondo i quali i cantieri del porto, la "riqualificazione" del centro storico, l'organizzazione dei grandi eventi e la realizzazione delle grandi opere sarebbero stati la chiave di volta per il definitivo sviluppo della città di Trapani. Il problema è che non basta rifare il trucco a una città se, dentro, resta irrimediabilmente marcia. A otto anni di distanza, la maxioperazione antimafia che ha portato al sequestro di beni del valore di trenta milioni di euro a due costruttori trapanesi, svela uno scenario che - assai modestamente - avevamo in qualche modo profilato, specialmente per le sue implicazioni politiche e sociali. Al centro dell'inchiesta ci sono tutti i "fiori all'occhiello" orgogliosamente esibiti negli scorsi anni dall'ex sindaco di Trapani, Fazio (il più amato dai trapanesi), e dal senatore d'Alì, padrone indiscusso di questa disgraziata città: dalle assurde dighe foranee del porto (su una delle quali si sono tragicamente schiantati due aliscafi) alla banchina del Ronciglio (cominciata e mai finita, a due passi dalla Riserva delle saline, a causa della mancata Valutazione di Impatto Ambientale); dalle nuove basole del centro storico al frangiflutti sottomarino della Litoranea Nord con annesso dragaggio - fuori norma - del fondale. Anche i lavori della Funivia per Erice (quella che ha sventrato la montagna) sarebbero stati inquinati da infiltrazioni mafiose. Per anni siamo stati costretti a subire la potente macchina del consenso e della propaganda. Peccato, però, che le grandi opere venivano realizzate a colpi di decreti d'urgenza, che i materiali utilizzati erano scadenti, e che tutto veniva fatto in dispregio dell'ambiente. Qual è il valore del cosiddetto "sviluppo" se il prezzo da pagare è il dominio mafioso grazie al quale lavorano solo gli amici degli amici, e alle loro condizioni?

UIL. segretario generale della Uil di Trapani Giovanni Angileri esprime il proprio plauso alle forze dell’ordine che questa mattina hanno sequestrato 30 milioni di euro di beni e società nelle disponibilità degli imprenditori trapanesi Francesco e Vincenzo Morici, ritenuti vicini al super latitante Matteo Messina Denaro.
“Ritengo sia doveroso – afferma – esprimere il mio compiacimento per l’attività investigativa svolta da Polizia e Guardia di finanza, volta ad affermare la legalità nel nostro territorio. Solo attraverso l’affermazione della legalità, infatti, può esistere sviluppo e può essere portato avanti il lavoro di coloro che operano onestamente, nel rispetto delle regole. Oggi, come qualche giorno fa, con l’operazione della Dia che ha visto il sequestro di beni per 1,3 miliardi nel settore eolico, si conferma l’impegno a voler proseguire sulla strada già tracciata che vuole combattere quei soggetti che impediscono l’esistenza di un sistema lavorativo limpido ed onesto, per fare di Trapani una città che si distingue sempre più per la propria onestà e il rispetto delle regole”.

ADAMO. “A nome della Comunità marsalese, della giunta e mio personale esprimo il più vivo compiacimento nei confronti dei magistrati della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, del Questore di Trapani e del Comandante provinciale della Guardia di Finanza per la brillante operazione antimafia che ha portato al maxi sequestro di beni appartenenti a due imprenditori ritenuti vicini alla criminalità organizzata. Un plauso lo rivolgo al dottor Giuseppe Linares e al suo staff che ancora una volta con il loro lavoro hanno confermato grande professionalità in questo difficile settore investigativo”. Così si esprime il Sindaco Giulia Adamo a seguito dell’operazione che ha posto sotto sequestro i beni degli imprenditori Morici. “Aggiungo inoltre – continua Giulia Adamo – che l’impegno di magistrati e delle Forze dell’ordine è di notevole importanza per l’affermazione della democrazia in terra di Sicilia. Azioni anticrimine come quella condotta da Questura e Guardia di finanza confermano nei siciliani la consapevolezza di un futuro più sereno. Auspico che secondo la legge quadro di recente approvata dalla Regione, e che mi ha visto tra i promotori, i beni sequestrati possano essere utilizzati nel nostro territorio per incentivare l’attività di quanti si dedicano con grande onestà alla crescita di questa zona della Sicilia”.

LUMIA. Dopo l’operazione di ieri che blocca il tentativo di riorganizzazione di Cosa nostra nel palermitano, un altro importante colpo viene inferto, con il sequestro del patrimonio degli imprenditori Morici, a Cosa nostra trapanese ed in particolare al boss Matteo Messina Denaro”. Lo dice il senatore Giuseppe Lumia. “Tempo fa – aggiunge – in Commissione antimafia avevo chiesto di accendere i riflettori sui lavori al porto di Trapani per l’America’s Cup. Le mie denunce sollevarono diverse contestazioni. Le inchieste di questi anni condotte dalla magistratura ed eseguite dalle forze dell’ordine mi stanno dando ragione”. “Bisogna continuare – conclude Lumia – su questa direzione, colpire l’organizzazione sul piano economico e delle collusioni, per indebolire il potere di Cosa nostra e catturare Matteo Messina Denaro”.

TRAPANI CAMBIA. "Minchia". È così che da queste parti capita di svegliarsi, sempre più spesso.
Per raccontare questa storia partiremo dalla fine, dal sequestro di 30 milioni di euro di beni e società a due imprenditori molto conosciuti in Sicilia, Francesco e Vincenzo Morici, famosi per essersi aggiudicati i lavori per il primo “grande evento” della Protezione Civile sotto la guida di Guido Bertolaso: 45 milioni di euro di appalti per il porto di Trapani in occasione della Coppa America del 2005, opera mai finita.
Quindi abbiamo due imprenditori, un appalto di svariate decine di milioni di euro, un territorio in cui molte sono ancora le collusioni con Matteo Messina Denaro, una città in cui è tutt'ora evidente l'assenza di infrastrutture primarie e la politica.
Sì, perché da queste parti capita che proprio la politica, quando non è distante dalla realtà di una città affamata da crisi e speculazioni, decida di affondare le mani nel fango morale e lo fa da talmente tanto tempo da non sentirne più il detestabile olezzo.
Siamo a Trapani nel 2005, il sindaco si chiama Girolamo Fazio ed è al suo primo mandato, eletto con Forza Italia al primo turno con il 60,1%.
Antonio D'Alì, senatore e Sottosegretario di Stato per l'Interno nel secondo e nel terzo Governo Berlusconi, è stato uno dei fondatori di Forza Italia ed è pronto a candidarsi alla presidenza della Provincia di Trapani (sarà eletto nel 2006).
I due, nelle loro biografie, risultano fautori pari merito della presenza a Trapani nel 2005 degli Act's della Vuitton Cup, preliminari della America's Cup.
"Ci vuole responsabilità" si sente direi spesso, da destra e da sinistra, per giustificare la frenesia amministrativa di quei giorni e di responsabilità doveva essercene molta visto il clima di condivisione diffuso.
Passata l'ubriacatura della Coppa America, le antiche mura della città, in alcuni tratti, sprofondano, il porto non finito diventa una vera e propria cattedrale nel deserto.
L'ex sindaco Girolamo Fazio viene prima eletto al suo secondo mandato e adesso è deputato regionale siciliano 
Il nome di Francesco Morici compare in diverse indagini antimafia e lo troveremo anche negli atti dell’inchiesta contro l'ormai ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, riconfermato alle ultime elezioni al senato nelle fila del Pdl, sotto processo (rito abbreviato) a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa.
È una storia in cui presente e passato si mescolano con una certa vivacità politica, che trova una curiosa sintesi nelle scorse amministrative del 2012: Fazio e D'Alì, si ritrovano insieme a sostenere la candidatura di Vito Damiano a sindaco della città di Trapani. La stessa città che oggi è al centro di una inchiesta in cui si rivela il volto mostruoso dell'imprenditoria che fa affari con la mafia e della mafia che occupa gli spazi pubblici che dovrebbero appartenere ai cittadini. lo stesso sindaco che, pochi giorni dopo la sua elezione, dichiarava: “Non bisogna parlare di mafia perché si rischia di darle soltanto troppa importanza, i progetti dove si parla sempre e solo male della mafia, in realtà danno importanza ai mafiosi”.
Non c'è bisogno di aspettare sentenze per chiedere che a questo territorio sia ridata la dignità tolta in tutti questi anni di pessima politica, di amministrazioni shakerate al punto da far credere che "tanto sono tutti uguali".
Certi governissimi, mai dichiarati ufficialmente ma praticati e trasversali al punto giusto, hanno costretto nell'immobilismo e nella collusione intere città, intere regioni. 
Perché quando la politica e l'imprenditoria decidono di affondare le mani nel fango, trascinano intere comunità.
Via le mani dalle nostre città.

GUCCIARDI.  “Ancora una volta il lavoro delle forze dell’ordine ha fatto luce su una serie di inquietanti intrecci affaristico mafiosi: alla Questura di Trapani e alla Guardia di Finanza va il nostro plauso per un’operazione complessa, che fa emergere uno scenario preoccupante. Oggi più che mai emerge la necessità di monitorare a 360 gradi gli appalti pubblici e di recidere ogni rapporto fra politica, imprenditoria e malaffare”. Lo dice Baldo Gucciardi, presidente del gruppo PD all’Ars, a proposito dell’operazione che ha portato ad un sequestro di beni per circa 30 milioni di euro nel Trapanese.

MILAZZO.   “L’operazione della Dia di Trapani che ha condotto al sequestro dei beni ad imprenditori ritenuti legati al boss Matteo Messina Denaro segna un passo avanti per la liberazione del nostro territorio dall’oppressione mafiosa”. Lo dice la parlamentare regionale PD, Antonella Milazzo. “E’ importante continuare nel lavoro che mira ad assicurare alla giustizia il boss latitante e tutti i suoi fiancheggiatori, - continua - liberando il territorio da un oppressione mafiosa che impedisce lo sviluppo delle attività produttive. Anche le istituzioni e la politica devono impegnarsi a fondo e senza ambiguità per contrastare e isolare i mafiosi che operano nel territorio’’.

SEL.  Con l'ordinanza di sequestro cautelativo dei beni degli imprenditori Morici a Trapani, si riaccendono le luci sui Grandi Eventi della Louis Viutton Cup.

Eventi, che sono serviti, al "sistema Trapani", quel sistema che mette assieme, imprese del Boss Messina Denaro, un pezzo importante dell'imprenditoria, la politica che ha contato in città negli ultimi ventanni, ha riaffermare il proprio dominio incontrastato sul territorio. Dominio politico, imprenditoriale e criminale.

La richiesta di sequestro cautelativo aggredisce il patrimonio accumulato dai Morici, una accumulazione che è stata possibile grazie ad una copertura politica e burocratica asservita ed indiscutibile.

È su questo livello di copertura che adesso riteniamo debbano orientarsi tutti gli sforzi delle forze sane della società, affinchè vengano messi in luce. 
Capire perchè, il sistema "Bertolaso" venga sperimentato a Trapani, perchè il controllo della città da parte del sen. d'Alì e dei suoi uomini, a partire dall'allora sindaco Fazio, siano stati ritenuti il banco di prova più affidabile. Domande a cui pensiamo sia possibile rispondere senza dubbi.

Adesso è tempo che la politica, il sindacato e la società civile facciano una comune iniziativa, dall'indignazione si passi alla costruzione di una nuova politica che consenta a Trapani di archiviare questo passato recente e pensare al futuro.

POMA. Il Presidente Peppe Poma, a nome dell’intero Consiglio Provinciale di Trapani, ha espresso stamani compiacimento e plauso per l’inarrestabile impegno profuso dagli uomini della Divisione anticrimine della Questura e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza che ha consentito, su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani e su proposta del Questore Carmine Esposito, di sottoporre a sequestro anticipato beni mobili e immobili, per un valore complessivo di oltre 30 milioni di euro, a carico degli imprenditori Francesco e Vincenzo Morici, ritenuti vicini al latitante boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, e accusati di essersi accordati con “cosa nostra” al fine di aggiudicarsi i lavori di ristrutturazione del porto di Trapani nell’ambito delle iniziative per lo svolgimento, nell’ottobre 2005, della “Louis Vuitton act 8 e 9″, preregata della America’s Cup.
A nome mio personale e dell’intero Consiglio Provinciale, - afferma il Presidente Poma - mi è doveroso esprimere compiacimento ed apprezzamento per il positivo risultato dell’attività investigativa che ha fatto luce sulle anomalie che avrebbero falsato l’aggiudicazione e la stessa stabilità, in conseguenza dello scadente materiale utilizzato, di importanti lavori eseguiti in occasione del grande evento velico della Louis Vuitton Cup a Trapani, con gravi ripercussioni sul libero mercato. Un ulteriore pesante colpo, dunque, inferto agli “affari economici” posti in essere grazie ad esecrabili intrecci anche con esponenti del mondo politico per garantirsi illeciti profitti. 
Pertanto, a tutti gli operatori della Divisione anticrimine della Questura e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza, ed in particolare al Questore Carmine Esposito, - conclude il Presidente del Consiglio Provinciale – vada il più sincero plauso per i significativi risultati ottenuti anche con precedenti sequestri di ingenti somme di denaro e di beni immobili che costituiscono l’arma più efficace per combattere e stroncare le organizzazioni mafiose e le varie consorterie che ad esse fanno riferimento per lo svolgimento di illegali attività imprenditoriali che vanificano le poche possibilità di crescita economica offerte al nostro territorio.

ARGURIO. “L'incessante lavoro delle forze dell'ordine ha scardinato, ancora una volta, le forti commistioni tra mafia, imprenditoria e politica e il sistema di condizionamento mafioso nell'aggiudicazione dei più importanti appalti pubblici che, per oltre un decennio, ha sottratto lavoro alle imprese sane del territorio trapanese e compresso i diritti dei lavoratori”.
La segretaria generale della Cgil di Trapani Mimma Argurio è così intervenuta sull'operazione “Corrupti Mores”, condotta dalla Divisione anticrimine della Questura e dalla Guardia di Finanza di Trapani, che ha portato stamani, tra Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone, al sequestro anticipato di beni per oltre 30 milioni di euro agli imprenditori trapanesi Francesco e Vincenzo Morici accusati di appartenere a un gruppo di imprenditori che “cosa nostra” ha utilizzato, su mandato del boss latitante Matteo Messina Denaro, per esercitare il condizionamento nella fasi di aggiudicazione di appalti, nella esecuzione delle opere e nelle forniture.
“In un momento di forte disorientamento del Paese in cui l'economia è paralizzata dalla grave crisi economica – ha detto Argurio – operazioni antimafia di tale rilevanza impongono una seria riflessione sul ruolo che hanno esercitato e continuano a esercitare imprenditori e politici legati alla mafia. Quanto emerso dalle indagini - ha proseguito Argurio – ha fotografato una realtà imprenditoriale che di fatto si frapponeva allo sviluppo economico del territorio, condizionava il sistema impresa/concorrenza e realizzava guadagni impropri anche attraverso il mancato rispetto del testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, l'uso sistematico di materiali non conformi e tali da alterare la stabilità delle opere e la sottrazione del calcestruzzo che dagli appalti pubblici venivano dirottati nei cantieri privati”. 
La segretaria generale della Cgil di Trapani Mimma Argurio esprime, insieme all'intero gruppo dirigente della Cgil vivo compiacimento al primo dirigente della Questura di Trapani Giuseppe Linares per l'incessante lavoro svolto nella lotta alla mafia, agli uomini della Polizia e della Guardia di finanza. 
Infine, Argurio rivolge un invito al Ministro dell'Interno a cui chiede di “ritornare a Trapani per constare in loco l'operato dei soggetti che esercitano un costante lavoro volto a scardinare un sistema che tiene sotto scacco imprese oneste e lavoratori”.