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11/04/2013 04:43:58

Ecco tutti i beni confiscati alla mafia di proprietà del Comune di Marsala

La legge stabilisce la pubblicazione dell’elenco dei beni confiscati. Elenco che deve contenere tutti i dati dei beni, come la consistenza, la destinazione, l’utilizzo che si sta facendo del bene. Il protocollo d’intesa che il Comune di Marsala ha sottoscritto soltanto nel luglio 2012, alla Prefettura di Trapani, con tutti i comuni della provincia mira a porre in “essere azioni ed attività in funzione di prevenzione dei fenomeni mafiosi e di lotta alla corruzione”. In sostanza questo protocollo servirebbe a monitorare l’attività degli enti pubblici che hanno ottenuto il bene confiscato alla mafia proprio per realizzare “comportamenti concreti degli enti locali in settori ritenuti a rischio di inquinamento criminale e di garantire un elevato standard di trasparenza e controllo nella gestione dei beni, anche in considerazione della loro specificità”.

I beni a disposizione del Comune di Marsala e affidati alle varie associazioni o enti pubblici, secondo l’elenco pubblicato, sono una ventina. Si sta parlando di beni immobili confiscati esponenti della criminalità organizzata, che nella maggior parte dei casi sono stati affidati ad associazioni no profit, in altri casi invece sono utilizzati dal Comune stesso come uffici e magazzini.

C’è un fabbricato rurale di 60 mq con terreno di 895 in c.da S. Venera per il quale è avviata la procedura di utilizzo come sede per l’Associazione Misericordia di Petrosino, confiscato ad Ignazio Zichittella, figlio di Vanni trucidato a Porticella nella guerra di mafia del ‘92.

Tanti i beni confiscati a Pasquale Gerardi. C’è un appartamento di oltre 100 mq con garage in via Dante Alighieri 80 concesso per finalità sociali al Centro Italiano Femminile. Un appartamento di 130 mq compresi due posti auto da 9 mq ciascuno in via Della Gioventù 63, affidato per scopi sociali come sede di prima accoglienza agli indigenti all’ Fondazione San Vito Onlus, quella che è diventata la mensa dei poveri. Un altro appartamento di 130 mq più box auto in via Dante Alighieri 92, adibito ad ufficio del Difensore Civico e dell’ Unione nazionale cechi ipovedenti. Altro appartamento con due box auto in via Della Gioventù 63 affidato all’Associazione Amici del Terzo Mondo come centro di prima accoglienza per immigrati.

Un locale di 46 mq in via Bruzzese 6 confiscato ad Andrea Giovanni Piccione è adibito a magazzino comunale. Sempre di Piccione era un terreno agricolo in contrada Amabilina affidato all’associazione Il F.A.R.O. per attività sociali; e un appartamento di oltre 100 mq in via S. Bilardello adibito a sede del Consorzio per la legalità e lo sviluppo trapanese.

L’associazione Il F.A.R.O. gestisce anche un appartamento in contrada Giangola di due piani affidato confiscato a Francesco Maggio.

I 3 appartamenti  in contrada Berbarello da 154 166 e 98 mq ciascuno, che furono di Francesco Bianco, sono affidati all’Associazione Opera di Misericordia come sede.

Un terreno agricolo, che era di prorietà di Francesco Errera (coinvolto nell’operazione Peronospera II)  ricadente nelle contrade Ciancio, S. Silvestro e Ciavolo, non ancora utilizzato, la procedura è però avviata per destinarlo a mercato ortofrutticolo con Fondi Pon - Le Saline 2.

Un appartamento di 100 mq con box auto in via Dante Alighieri 80, che fu di Vincenzo Pipitone, è sede dell’Ufficio comunale mediazione familiare.

Per un appartamento di oltre 120 mq con box auto in via delle Saline 8, che fu di Benedetto Valenza,  sono avviate le procedure per l’utilizzo come uffici comunali.

Un locale in via Abele Damiani, è utilizzato come magazzino comunale. Un appartamento di oltre 170 mq con posto auto in via Curatolo 24 è invece adibito a sede della Consulta Femminile e della Consulta Comunale delle Associazioni di volontariato per le Famiglie. Questi erano tutti beni di Antonio Di Pietra, e intricata era stata la vicenda di quell’appartamento al palazzo Grattacielo. Andata avanti per anni, e finita più volte davanti ad un giudice.

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Clicca qui per leggere la nota dell'avvocato Manuela Canale