Lo ha affermato il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, direttore dell'agenzia per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalita' intervenendo all'Universita' di Padova al convegno sul tema ''Riattivare il lavoro oltre la paralisi dell'illegalita'''.
''Il guaio e' che - ha aggiunto - a fronte di 4.000 beni immobili e 1.000 aziende, che paiono un numero enorme, solo una percentuale esigua e' effettivamente utilizzabile e spendibile sul mercato''. Caruso ha quindi fatto un esempio pratico: l'85% dei beni che vengono confiscati sono ''pesantemente ipotecati dagli istituti di credito che sui beni di proprieta' reale dei mafiosi hanno concesso mutui e finanziamenti ipotecari''. Il 50% di questi sono talmente oberati di garanzie reali da essere di fatto inservibili da un punto di vista economico. ''Il risultato di questa situazione - ha spiegato il prefetto - e' che sempre piu' difficilmente si riesce a rimettere in circolo i beni e il potenziale economico che essi rappresentano. Le ipoteche sono nulle solo quando si prova la malafede di chi li ha concessi, e provare il fatto che vari direttori di banca fossero effettivamente ed incontrovertibilmente consci di avere a che fare un uomo appartenente ad una associazione criminale e' molto difficile, se non impossibile''. Collegato all'intreccio banche-crisi e', secondo Caruso, pure il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nel Nord Italia. ''La mafia e le altre organizzazioni criminali - ha osservato - puntano al Nord da sempre, specie ora: in questo momento storico abbiamo aziende in crisi di liquidita' che ben si sposano con il fiume di liquidita' da riciclare e 'lavare', generato dalle associazioni criminali. Le organizzazioni mafiose hanno fatto studiare i colletti bianchi che hanno capacita' raffinate di rimettere nel circuito legale il denaro sporco''. ''Forse qualche freno al fenomeno, oltre all'attivita' di repressione che in Veneto e Lombardia e' stata portata avanti bene dalle forze dell'ordine - ha concluso - sarebbe utile fosse messo anche dagli istituti bancari, che possono essere un'ottima sentinella sulle operazioni anomale. Siamo invece di fronte a casi in cui una banca al nord fa pelo e contropelo ad un imprenditore prima di concedergli un mutuo o un fido, e quella stessa banca al Sud concede linee di credito ipotecario a uomini in odore di mafia ma intestatari di quegli stessi beni immobili che poi una volta confiscati ritornano alle banche che sopra quei beni hanno iscritto ipoteche''. (ANSA).