La riunione dell’Osservatorio, è stata preceduta da un’altra riunione promossa dal Distretto, fra i rappresentanti della Commissione Agricoltura e Pesca del Parlamento Libico, rappresentata da Mohamed Saad (presidente della sotto-commissione Pesca del Parlamento Libico), e la Commissione Attività Produttive dell’Assemblea Regionale Siciliana, rappresentata dal Vice Presidente, On. Salvino Caputo, e dall’On. Sergio Tancredi. L’incontro si è svolto alla presenza dell’Assessore regionale alle Risorse Agricole e Alimentari, Dario Cartabellotta, del Consigliere diplomatico del Presidente della Regione Siciliana, Sami Ben Abdelaali e del Consigliere diplomatico, Fulvio Rustico, coordinatore per la Libia della Direzione generale del “Sistema Paese” del Ministero degli Affari Esteri. Sia dai rappresentanti dell’Ars che dal Governo Regionale è stato espresso pieno sostegno alla proposta di cooperazione nel campo della filiera ittica fra Sicilia e Libia proposta dal Presidente del Distretto Tumbiolo.
E’ stato presentato così ufficialmente il “Rapporto 2012 sulla Pesca ed Acquacoltura” redatto annualmente dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo (organismo del Distretto della Pesca, riconosciuto con la Legge Regionale n. 16 del 20 novembre 2008 e che supporta le attività istituzionali mediante analisi di carattere tecnico, scientifico, socio-economico e giuridico-amministrativo).
Ad illustrare il Rapporto 2012 è stato l’Ing. Giuseppe Pernice: “Da due anni abbiamo un rapporto più Mediterraneo, grazie ai contributi di eminenti studiosi di Paesi della Sponda Sud del Mar Mediterraneo. Ci sono 10 capitoli, in alcuni dei quali sono illustrate le diverse iniziative per il rilancio del settore della pesca del Mediterraneo attraverso la cooperazione transfrontaliera. Innanzitutto una nota metodologica: i dati sono elaborati sulla base del registro della pesca comunitaria (Fleet Register); spesso questi non sono ancora in mano a molti organismi. Continua il processo di riduzione della pesca siciliana, rispetto agli anni ’80 si è dimezzato il numero dei battelli da pesca siciliani. Inoltre per pescare un kg di pesce in Sicilia si consuma il triplo del gasolio rispetto all’Ue, allora vi è la necessità di innovazione tecnologica che preveda la costruzione pescherecci meno energivori, sistemi di pesca con meno impatto ambientale; non meno importante la sicurezza del lavoro dei pescatori. La demolizione dei pescherecci non rappresenta certamente una soluzione ma in tal senso nemmeno i dettami di una certa ricerca scientifica volta quasi ad azzerare l’attività di pesca; la via maestra - ha concluso Pernice – è l’innovazione tecnologica ed una strategia marina condivisa fra i Paesi rivieraschi attraverso i principi della “Blue economy”, la filosofia produttiva proposta da alcuni anni dal Distretto Produttivo della Pesca (alla “Blue economy” è dedicato un intero capitolo curato dal presidente Giovanni Tumbiolo) per un utilizzo razionale, sostenibile, responsabile, e condiviso fra i Paesi rivieraschi, delle risorse ittiche che vanno salvaguardate”.
Un plauso al lavoro dell’Osservatorio è arrivato dall’On. Caputo: “Il Rapporto costituisce una radiografia economica, culturale, scientifica e sociologica della pesca in Sicilia. Il Distretto della Pesca –ha sottolineato Caputo- ma costituisce un ponte di contatti istituzionali, economici, e scientifici per far sopravvivere un comparto spesso mortificato dall’Ue, un mondo del freddo contrapposto al mondo appassionato dei Paesi del Mediterraneo”
L’Assessore Cartabellotta ha indicato la strategia della Regione per il rilancio della pesca siciliana: “Ho ottenuto che la materia pesca fosse portata nella prossima conferenza Stato-Regioni di giovedì. Serve anche innanzitutto uno sforzo normativo, non siamo certo qui per celebrare il funerale del Fep, ma non si può nascondere che spesso a livello nazionale ed europeo sono state varate norme ed indirizzi senza ascoltare le comunità locali. Inoltre necessita –ha spiegato Cartabellotta- una semplificazione amministrativa, il pescatore non è più una “categoria verghiana”. Bisogna fin da subito attuare politiche, serie di valorizzazione del pescato. La “Blue economy” è la best practice per superare la crisi; invece di demolire i pescherecci, si deve, attraverso l’innovazione tecnologica, ricercare misure per ridurre i costi energetici, a tal fine stiamo cercando risorse da investire in questo settore. Insomma, questo difficile periodo – ha concluso - va superato con una coesione che parta dalle marinerie ed attraverso al Regione, giunga allo Stato ed all’Ue; ultimo sforzo è quello di ribaltare l’idea vetusta che guarda al pescatore quale mero sfruttatore del mare”.
In merito alla condivisione di una strategia marina condivisa, il Presidente del Distretto, Giovanni Tumbiolo, ha dichiarato: “Il contributo di responsabilità e consapevolezza propugnato dal Distretto della Pesca e dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo attraverso i principi della “Blue economy” mira alla costruzione di una strategia marina che non sia solo europea ma che deve coinvolgere necessariamente i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo. Sarebbe del tutto inutile d’altronde che in un condominio qualcuno si prenda cura di tenere in ordine il pianerottolo mentre altri vi buttano la spazzatura”.
Alla “Blue Economy” nel Mediterraneo e nel Medio Oriente allargato, sarà dedicata la manifestazione, annunciata dallo stesso Tumbiolo, che si svolgerà a settembre a Mazara del Vallo ed intitolata “Blue Sea Land”.