E' la richiesta, fatta con carattere d'urgenza, del consiglio direttivo della sezione di Trapani del Movimento per la Difesa del Cittadino, che interviene sulla vicenda che ha visto il Sindaco di Marsala, Giulia Adamo, incaricare un legale esterno per chiedere il risarcimento di 50.000 euro al direttore del nostro giornale.
Scrive il Movimento: "Purtroppo non è la prima volta che si agisce in sede civile contro un giornalista (è sempre auspicabile la querela e quindi la sede penale), ma è la prima volta che un giornalista venga chiamato in giudizio per lesione di immagine di una città per la sua linea editoriale. Noi riteniamo che siano ben altri i fatti incresciosi che danneggiano l’immagine di un territorio: l’attività posta in essere dai mafiosi, dagli usurai, dagli estortori, dai politici e dai burocrati corrotti, non certamente da chi esercita la libertà di pensiero prevista dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Non ci sono precedenti in Italia…neanche il Governo Berlusconi lo ha fatto contro il giornalista Marco Travaglio! Le amministrazioni tutte devono rispondere alle critiche formulate dai giornalisti con i fatti e non con le aggressioni giudiziarie a spese tra l’altro della collettività".
I componenti del Consiglio Direttivo hanno deciso di chiedere una seduta straordinaria aperta del consiglio comunale di Marsala per discutere in ordine a quanto previsto dall’art.21 della Costituzione della Repubblica Italiana: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
"Sicuramente - continua il Movimento - l’art. 21 della nostra Costituzione è uno degli articoli più importanti, poiché sancisce un principio fondamentale che nei secoli passati, quando le nazioni erano rette da regimi assolutistici o totalitari, non era osservato e anzi era fonte di persecuzioni e di repressioni. Non che questo oggi non accada ancora. Basti vedere quel che succede in Iran, in Cina, in Corea del Nord, in Birmania, a Cuba e molti altri paesi dominati da governi autoritari che non tollerano il dissenso e dunque la libertà di opinione, tema dell’art. 21 Cost. Ma cosa significa in generale “libertà di opinione”? Ebbene, la libertà di opinione è la libertà di esprimere il proprio pensiero, di divulgarlo e dunque di ottenere pure consenso o dissenso. Qualcuno, in passato, disse che sono le idee che muovono i popoli. E in effetti, è proprio così, anche quando queste idee, espresse in piena libertà, poi – paradossalmente – hanno soppresso la libertà di opinione. Pensiamo al comunismo. Nato in pieno periodo liberista e garantista, nei paesi dove ha preso il sopravvento ha soppresso la libertà di opinione in nome dell’ideologia totalitaria comunista. Ma anche per il nazifascismo il ragionamento è identico".