Davanti al Tribunale di Marsala devono rispondere, a vario titolo, di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale - oltre al capo di Cosa Nostra - Maurizio Arimondi, Calogero Cangemi, Lorenzo Catalanotto, Tonino Catania, Giovanni Filardo, Leonardo Ippolito, Marco Manzo, Nicolò Nicolosi, Vincenzo Panicola, Giovanni Risalvato, Filippo Sammartano e Giovanni Stallone, tutti arrestati nel 2010 con l'operaziome antimafia Golem II.
Nel corso dell'ultima udienza, il pm Carlo Marzella ha prodotto come nuova documentazione 6 precedenti sentenze riguardanti gli imputati e il casellario giudiziario di Matteo Messina Denaro. Il Tribunale dopo aver ammesso tutti gli atti prodotti dal pm ha stabilito il calendario delle discussioni finali.Il 5 luglio 2013 alle ore 9.30 è prevista la requisitoria del pm. Il 12 luglio sarà la volta di tutte le parti civili, e la settimana successiva, il 19 luglio, inizieranno le discussioni delle difese che proseguiranno a settembre dopo le ferie estive.
D'ALI'. E' toccato alla difesa parlare nell'ultima udienza del processo che, a Palermo, vede imputato per concorso esterno il senatore Antonio D'Alì (Pdl). L'avvocato Gino Bosco ha cercato di smontare i punti caldi dell'accusa. A cominciare dal trasferimento dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, definito un "normale avvicendamento", fino all'aggiudicazione dei lavori per l'America's Cup, dove non c'è stata alcuna interferenza. La vendita dei terreni di contrada Zangara a Castelvetrano è stata definita "una regolare operazione". Per D'Alì l'accusa ha chiesto una condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione.
«La documentazione comprova l'esclusione di qualsivoglia addebito di reato nei confronti del nostro assistito, a conferma che giammai ha tenuto alcuna condotta di qualsivoglia agevolazione di Cosa Nostra» ha detto Bosco durante la sua arringa. Bosco ha anticipato che chiederà, insieme al collega Stefano Pellegrino, l'assoluzione di D'Alì "perché il fatto non sussiste". Il legale concluderà nella prossima udienza, il 5 luglio. Nella stessa giornata interverrà anche l'altro difensore, l'avvocato Stefano Pellegrino.
MARINO. Nuova udienza oggi a Milano del processo d'appelllo che vede imputati i cugini Vito e Salvatore Marino, di Paceco. Per loro è stata chiesta la pena dell'ergastolo dal il sostituto procuratore generale Lucilla Tontodonati. Sono accusati dell'omicidio dell'imprenditore Angelo Cottarelli, della sua compagna Marzenne Topar e del figlio Luca. I tre furono uccisi il 28 agosto del 2006 in una villetta alle porte di Brescia. I due cugini di Paceco erano stati assolti in primo grado per quella che è passata alle cronache come la strage di Brescia. In appello è invece arrivata la condanna all'ergastolo. La Corte di Cassazione ha però annullato la sentenza di secondo grado disponendo la celebrazione di un nuovo processo ma a Milano. I due cugini Marino furono accusati del triplice omicidio dall'imprenditore Dino Gruvosin che venne fermato dalla polizia alcuni giorni dopo la “mattanza”. Fu lui a coinvolgerli perché erano in affari con Angelo Cottarelli. Lo stesso Gruvosin ed i Marino si sarebbero recati nella villetta di Brescia per parlare con il loro socio in affari ma la discussione sarebbe generata. I due Marino avrebbe chiesto del denaro per alcune operazioni finanziarie. Cottarelli si sarebbe opposto andando incontro alla morte assieme alla compagna ed al figlio che erano in quel momento in casa.