Sarebbe stata una decisione vetero-comunista in barba alla legge sul libero commercio e lontana mille miglia dalla sua identità politica.
Il prezzo del pane è salito a 2,40 euro al chilo per quello bianco e 2,80 per quello nero. Le cose però sono cambiate proprio il giorno dopo l’incontro tra i panificatori della città ed il primo cittadino. Perché? Che cosa si sono detti? Il sindaco Errante avrebbe convocato i panificatori per timore di un “impoverimento qualitativo delle materie prime”, in relazione ai prezzi molto bassi (alcuni panifici si erano spinti addirittura a vendere il pane ad 1 euro al chilo). Avendo la responsabilità della sanità pubblica, avrebbe quindi comunicato che sarebbero partiti i controlli a garanzia di un prodotto sano per i consumatori. E dato che certi prezzi (lo si sa da molto tempo) erano figli di una concorrenza spietata, il sindaco avrebbe anche suggerito ai fornai di trovare un equilibrio al loro interno. L’aumento sarebbe il frutto di questo equilibrio. Ovviamente, chi si è visto chiedere più del doppio per un kg di pane non c’è rimasto molto bene. E alcuni titolari evidentemente hanno pensato bene di dare la colpa al sindaco. Quello che però nessuno si domanda è perché il pane, prima dell’aumento, in molti panifici costasse così poco. Colpa della concorrenza? Forse. Ma il libero mercato non riguarda solo il pane: c’è la verdura, l’olio, il vino… Merce dove i prezzi, al di là delle trascurabili oscillazioni, si sono mantenuti generalmente simili attraverso un cartello che ha garantito un certo equilibrio tra i commercianti. Cartello che ovviamente c’era anche a Castelvetrano, almeno fino a quando non ha dovuto scontrarsi con le esigenze di lancio di nuovi panifici che, intercettando l’ossessivo interesse dei consumatori per il prezzo più basso, si sono regolati di conseguenza, producendo le immaginabili migrazioni di clientela dagli altri panifici. Da lì si è scatenata una vera e propria guerra e i ribassi si sono diffusi a macchia d’olio in molti quartieri della città, con tanto di cartelli sui marciapiedi con la scritta “Pane a 1 euro al kg”. Un fenomeno tutto castelvetranese, visto che nelle cittadine vicine il pane veniva venduto sempre a più di due euro al chilo. Quanti, tra i pendolari di Campobello di Mazara, Santa Ninfa o Mazara del Vallo, avevano cominciato a comprare il pane a Castelvetrano, “tradendo” i propri fornai? E’ chiaro che l’esagerazione non sta nel pane a 2,40 al kg, ma in un brusco aumento del più del 100%. La domanda è: si tratta di un prezzo equo? Nel 2011 il segretario provinciale del Cna (Confederazione Nazionale degli Artigiani) Luigi Giacalone aveva spiegato, nella vicina Marsala, quanto costa fare il pane: tra farina, costo dell’operaio, spese per il consulente, contributi previdenziali ed eventuale affitto del locale, si arriva a circa 1,70 euro al chilo di costo. Con le tasse si supererebbero le 2 euro al chilo. Vendendo a meno il panettiere ci perderebbe. Secondo la Cna, sempre nel 2011, il pane che nel resto della provincia di Trapani si poteva trovare anche a meno di 1,50 euro al chilo, sarebbe stato la conseguenza dello sfruttamento del lavoro nero o dell’acquisto di materie prime scadenti. A Marsala però il rappresentante dell’associazione di categoria si era lamentato per l’inerzia dell’allora sindaco Carini, che aveva disatteso gli impegni presi per una maggiore lotta all’abusivismo. A Castelvetrano è diverso: la categoria pare che non sia interessata ai controlli periodici, per offrire una migliore qualità ai cittadini. E con la concorrenza senza regole, vince l’abusivo dalla farina scadente. Che rimane regolarmente impunito. Egidio Morici www.500firme.it