L'accusa è di false fatturazioni. Per il suo difensore, invece, l'avvocato Antonello Denaro "ha subito l'incendio di un magazzino, gli hanno sparato con un fucile e ha subìto pressioni sia per l'affidamento in gestione di diversi punti vendita Despar che per l'assunzione di parecchi dipendenti. E come se ciò non fosse sufficiente, ha dovuto versare denaro alla mafia. Tutto ciò dimostra che Giuseppe Grigoli è vittima della mafia e non colluso".
Ad autoaccusarsi, nel tentativo di evitare la condanna per associazione mafiosa, era stato lo stesso Grigoli. Con dichiarazioni rese nel processo che lo ha visto alla sbarra con il boss Matteo Messina Denaro. Nell'udienza del 23 luglio 2010 l'ex re dei supermercati Despar in Sicilia occidentale, in aula, affermò: «Per pagare la mafia facevo anche false fatturazioni. Sulla carta risultava l'acquisto di merce che in realtà non entrava nei miei magazzini».
I giudici, però, lo hanno condannato. «Grigoli - ha detto l'avvocato Denaro - ha agito in stato di necessità. Ha subito le pretese della mafia per proteggere se stesso e i suoi familiari». Per l'imprenditore l'accusa aveva chiesto 3 anni mezzo. A due anni, per lo stesso reato, è stato condannato il commerciante palermitano Matteo Profeta, titolare di un'azienda che vende detersivi e altri prodotti per l'igiene della casa, complice di Grigoli nelle false fatturazioni.
RUGERI. Si è aperto dinanzi il Tribunale di Trapani il processo a carico di Diego Rugeri, 32 anni, tratto in arresto un anno fa nell'ambito dell'operazione antimafia Crimiso». Pm è Carlo Manzella. Il procedimento è uno stralcio di quello principale in corso a Palermo. Tutti gli altri indagati hanno chiesto di essere giudicati con rito alternativo. La prima udienza è stata dedicata alle questioni preliminari ed alle richieste di prova.
L'avv. Giuseppe Oddo, difensore dell'imputato, ha chiesto di escludere, dall'elenco delle parti civili, una serie di associazioni e di non ammettere la richiesta avanzata dal Comune di Alcamo. Il Tribunale ha rigettato l'eccezione.
COMMISSIONE ANTIMAFIA. La Commissione regionale antimafia visiterà in questi giorni i Comuni di Salemi e Campobello di Mazara, sciolti per infiltrazione mafiosa. La settimana scorsa il presidente, Nello Musumeci, accompagnato dai deputati regionali Mimmo Fazio e Giovanni Lo Sciuto, ha incontrato il prefetto Magno. «È emersa un'ampia disponibilità a collaborare», ha dichiarato l'on. Musumeci all'uscita da Palazzo del Governo. «Credo che questo spirito di reciproca intesa, nel rispetto delle autonomie e dei ruoli, sia indispensabile per riuscire ad ottenere dei risultati. Nel corso dell'incontro con il prefetto abbiamo parlato di beni confiscati alla mafia e di come renderli fruibili. Non credo che vi siano province maggiormente a rischio rispetto ad altre», commenta Musumeci. «Tutta la Sicilia è vulnerabile. Ogni parte dell'isola ha una sua storia. Bisogna quindi dedicare la stessa attenzione a tutti i territori. Quanto a Messina Denaro, penso che abbia i giorni contati. Negli ultimi anni lo Stato è riuscito a decapitare la mafia e ad assicurare alla giustizia molti latitanti. Credo, ma è solo un auspicio, che anche la storia di Messina Denaro possa essere vicina alla fine». La mafia, sottolinea Musumeci, negli ultimi anni è molto cambiata: «Non è più quella descritta da Buscetta. È meno verticistica, più disarticolata e quindi meno individuabile. Bisogna quindi stare attenti, vigili e lavorare per impedire infiltrazioni».