Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
30/07/2013 23:30:00

La farsa dell'antimafia statale - di Leonardo Agate

 

Di tempo in tempo, in certi anni più frequentemente, in altri con minor ritmo, in occasione di ricorrenze di stragi mafiose sempre, si rispolvera il rito dell'antimafia.

Non si tratta soltanto di manifestazioni che vengono dal basso, dal popolo, attraverso le associazioni. A volte sono indette da organi statali o regionali. Per quanto riguarda le manifestazioni antimafia dei vari comitati, che da anni o recentemente costituiti, si propongono come fine la lotta a quel fenomeno socio - delinquenziale, nulla da dire. Sono utili, servono a mantenere vivo il senso di una lotta che non deve finire.

Per quanto riguarda le istituzioni, e ciò che da esse promana, il discorso é diverso. A volte ho riso. Come quando una ventina di anni fa, uscì la norma che prescriveva, a chi volesse partecipare alle gare di appalto, di presentare una dichiarazione di non essere mafioso. Non c'era mafioso che, avendo un'impresa e volendo partecipare alla gara, non dichiarasse di non essere mafioso. Spesso dichiaravano pure di non avere procedimenti penali in corso a loro carico, con la speranza che l'amministrazione appaltante non controllasse. A volte non controllava, perché i controlli dovevano farsi solo su un limitato numero di casi, rispetto al totale dei partecipanti.

Le sanzioni comminate per il caso si scoprisse la falsa dichiarazione non scoraggiavano il mafioso imprenditore, come non scoraggiano dal commettere il delitto  le possibili sanzioni.

Quella di affidare la dichiarazione della propria illibatezza alla stessa persona che poteva non esserlo, é stata una trovata geniale per favorire la partecipazione alle gare di imprese mafiose, sotto l'usbergo della regolarità formale. Eppure sarebbe bastato poco per contrastate veramente la partecipazione mafiosa alle gare. Sarebbe bastato che l'amministrazione appaltante chiedesse il certificato penale e di carichi pendenti alla Procura, per tutti i partecipanti, e d'ufficio. Infatti, altra norma del procedimento amministrativi, stabilisce che le pubbliche amministrazioni non devono chiedere  la presentazione di documenti attestanti i loro requisiti, quando si trovano in atti detenuti dalle amministrazioni pubbliche stesse. In tal caso un'amministrazione deve rivolgersi all'altra. Il Comune, per esempio, alla Procura, quest'ultima alla Prefettura, e questa all'inps, e così via.  Ma questa norma é poco rispettata e spesso, dopo oltre vent'anni dalla sua emanazione, avviene che una pubblica amministrazione chiede documenti e dichiarazioni che dovrebbe accertare d'ufficio.

Le leggi a volte mancano, a volte sono stupide, e quando ci sono e sono utili non vengono rispettate.