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18/09/2013 06:50:00

Torna il vecchio pallino del Sindaco Adamo. Gli orti sociali...

 Giulia Adamo ci riprova. Ritorna di moda il vecchio pallino degli orti sociali per il sindaco di Marsala.
Due terreni tra le contrade di Amabilina e Ciancio verranno, infatti destinati a orti sociali. I terreni sono stati confiscati alla mafia. Il primo era di Andrea Piccione, presunto mafioso poi assolto definitivamente. L’altro terreno invece era del boss Francesco Errera. Terreni assegnati al Comune di Marsala nel lontano 2005, e resi disponibili soltanto qualche settimana fa per realizzare il progetto degli orti sociali in questi terreni. Si pensa di creare un’azienda agricola per promuovere l’orticoltura di rete, il tutto con fini sociali, ossia coinvolgendo chi ne ha bisogno.
Con gli orti sociali il sindaco Adamo non ha una bella esperienza. Quando era presidente della provincia ha fatto realizzare gli orti sociali nel quartiere popolare di Amabilina, ma è stato tutto un flop.
Era il 21 Ottobre del 2005 quando si inaugurarono gli orti sociali di Amabilina, realizzati nell’ambito del progetto “E-governmet ethics”, presentato all’interno dell’iniziativa “Equal”, per le “Nuove pratiche di lotta alla discriminazione e alle disuguaglianze nell’ambito dell’occupazione”.

Si trattava di un progetto molto costoso, sbandierato dall'Amministrazione provinciale allora guidata da Giulia Adamo.
Il progetto “Orti Sociali” aveva lo scopo di promuovere nuovi strumenti di lotta alle varie forme di discriminazione. Grazie all’accesso ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo, la Provincia Regionale di Trapani avrebbe potuto fare qualcosa di concreto. Le intenzioni c'erano tutte. Adamo parlava di "creazione delle necessarie infrastrutture sociali, avviamento di percorsi formativi per la valorizzazione delle risorse umane, utilizzazione del finanziamento europeo per dare vita a dei laboratori operativi in funzione dei bisogni sociali primari su cui intervenire con progetti mirati".
L’orto sociale di Amabilina consisteva nella sistemazione di alcune aree del quartiere popolare che dista da Marsala 4 Km e conta circa 7 mila abitanti provenienti, in buona parte, dal centro storico cittadino dove vivevano in abitazioni dalle precarie condizioni strutturali, ma anche igienico – sanitarie, con l’aggravante di una serie di problematiche sociali: disoccupazione, microcriminalità, devianza minorile.
Secondo l'Amministrazione di allora gli orti sociali avrebbero dovuto rispondere proprio a quelle priorità. Come ? Si legge nel progetto: "Attraverso la riqualificazione paesaggistica ed ambientale dell'area, rendendo più vivibile il quartiere dal punto di vista, oltre che ambientale, anche economico, sociale e relazionale".
I primi a rimanere beffati da queste iniziative, come al solito, sono i cittadini. Secondo il progetto i destinatari dell’iniziativa erano in particolare gli anziani e i pensionati del quartiere che sarebbero dovuti diventare concessionari delle varie porzioni degli orti. Avrebbero dovuto curare gli orti nel rispetto delle norme previste dall’apposito regolamento redatto dall’Amministrazione Provinciale "al fine di creare le condizioni per l’impiego del tempo libero degli stessi anziani ed educare al rispetto dei basilari concetti di educazione civica, offrendo momenti di aggregazione atti ad abbattere le condizioni di disagio socio - relazionale".
Il risultato è che ad Amabilina non è cambiato niente. Il quartiere è sempre più abbandonato. Le disinfestazioni e le pulizie accurate vengono fatte soltanto durante le elezioni. Il degrado in cui vive quel quartiere è sotto gli occhi di tutti.
E con gli orti sociali come andò a finire? Che gli orti seccarono perché non si riusciva a capire chi dovesse andare ad annaffiarli (se il Comune, la Provincia o l’Istituto Case Popolari). Speriamo che non secchino anche i nuovi.