Marsala, sottoterra è vuota. Piena di cave scavate nei secoli un po’ dai nostri antenati che le utilizzavano come tombe, poi più recentemente per l’estrazione del tufo. Una città svuotata nel suo sotto suolo, costruita in una buona parte su una parte vuota. Una zona piena di cunicoli collegati tra loro, che vanno dallo stadio, alla ex via Circonvallazione, ella contrada Amabilina, via Salemi, piazza Caprera. Cave che ogni tanto si fanno sentire, fanno capire a chi sta sopra che lì sotto è vuoto.
Negli ultimi mesi a Marsala si sono aperte delle voragini, che possono essere sembrate improvvise. Come quelle piccole che si sono aperte in via Istria, con l’acqua che zampillava. Come quella che si è aperta in via Tunisi. Per ben due volte, nel giro di pochi giorni via Tunisi è franata, il 30 luglio e il 14 agosto. Sempre nello stesso punto. Sempre per lo stesso motivo. Sotto è vuoto, e attorno ci sono tante case e palazzi. Le due voragini che si sono aperte in quei giorni hanno rischiato di inghiottire due mezzi pesanti, prima un camion, poi un auto compattatore dell’Aimeri Ambiente, sprofondato mentre transitava nel tratto di strada appena riparato, alla buona, dopo il crollo di 15 giorni prima. Adesso il Comune ha dato incarico al geologo Enrico Vinci a fare una mappatura del sottosuolo di quella zona, di via Tunisi. Vinci dovrà fare degli “studi e indagini geologici e speleologici nella via Tunisi”, si legge nella dedermina del dirigente del settore Lavori Pubblici Luigi Palmeri. L’ingegnere del Comune di Marsala scrive della determina di affidamento dell’incarico che le voragini sono state causate “dalla presenza nel sottosuolo di antiche gallerie scavate per l'estrazione del tufo, tipiche del territorio marsalese e frequenti nella zona”. Il compenso per il geologo è di circa 10 mila euro, per cercare di capire quale sia lo stato di salute del nostro sottosuolo, o almeno per quella parte che è soggetta a crolli, voragini, e con un manto stradale che a occhio nudo si percepisce irregolare, instabile. In via Tunisi già nel 2006 si era aperta una piccola voragini, all’altezza dell’incrocio con via Catalfo, non molto distante dalla voragine di queste settimane.
Ma le voragini, le crepe, i danni creati dal sottosuolo, lasciato abbandonato, non monitorato, in questi anni sono molti. Accadono soprattutto d’inverno, nella stagione delle piogge in cui il suolo scricchiola, l’acqua filtra e indebolisce i pilastri che da secoli sorreggono le cave sotterranee. Una zona molto vasta dicevamo, che negli anni non è mai stata messa sotto controllo. In cui non è mai stata fatta una mappatura totale, troppo costosa. Una zona vuota che arriva fino a Timpone d’oro, dove nel 1996 una frana provocò grosse crepe in diverse abitazioni. Soltanto dopo 5 anni il comune diede in appalto i lavori di consolidamento di quella zona. Ma altre aree sono a rischio crolli. Lo sanno bene gli abitanti della zona Stadio. Lo sanno bene i giocatori della squadra di pallacanestro. Con il Panatletico che un paio di anni fa è sprofondato. E come questa altre strutture sono a rischio, come ad esempio la piscina comunale.