Una microspia al Palazzo di Giustizia di Trapani. E’ l’inquietante scoperta fatta da un carabiniere dieci giorni fa, e che fa pensare all’ennesimo gesto intimidatorio che coinvolge la Procura di Trapani.
La cimice in realtà non era completa e non poteva funzionare. Infatti mancavano i circuiti per la trasmissione del segnale audio. Inoltre non sembra di quelle in dotazione alle forze dell’ordine. Il congegno è stato trovato accanto alla porta d’ingresso del Palazzo di Giustizia, non quella principale ma la secondaria, il cui accesso è riservato, per motivi di sicurezza, al procuratore e agli altri magistrati. Insomma, un’area chiusa al pubblico e video sorvegliata. Telecamere che, però, non si saprà se siano riuscite a catturare l’autore del gesto in quanto la registrazione avviene a ciclo continuo.
Non si respira aria buona, quindi, alla procura di Trapani. E quello della microspia non è un gesto isolato. I fatti degli ultimi mesi non lasciano dubbi sul fatto che la cimice sia un altro segnale intimidatorio lanciato al procuratore Marcello Viola e al Pm Andrea Tarondo, titolare delle inchieste più delicate nel territorio per quanto riguarda mafia e politica, ad esempio.
Soltanto un mese fa all’ufficio inquirente era stata recapitata una busta indirizzata ad un sostituto procuratore il cui nome, però, non figura tra quelli in servizio a Trapani. In quella busta c’era una lettera con minacce di morte, e un chiaro messaggio: un proiettile calibro nove. A luglio sono comparsi altri messaggi intimidatori indirizzati ai due investigatori. Il primo nell’ascensore del procuratore con la frase “Viola devi morire”. L’altro scritto nella parete di un centro commerciale: “Tarondo la tua ora è arrivata”. Ad ottobre invece qualcuno aveva scassinato la macchina di Tarondo lasciando scoperti alcuni fili scoperti sotto il cruscotto. La manomissione era stata notata dagli agenti di scorta del Pm. I fili penzolanti fanno pensare, anche quelli, alla possibile installazione di una cimice, al fatto che qualcuno abbia provato a inserirla, o che siano andati a riprendersela. I fatti di dieci giorni fa, ovviamente, lasciano pensare a un collegamento tra le due cose. Anche a dicembre il procuratore Viola aveva ricevuto una lunga lettera di minacce. Questa volta, l’anonimo, non si era limitato a minacciare il procuratore - nella lettera si legge infatti un inquietante “è arrivata qualcosa per lei” - me sembrava parecchio informato, elencando alcuni dettegli di indagini in corso. Come quella sul maxi sequestro al patron della Valtur Carmelo Patti, o l’inchiesta che coinvolge (e sconvolge) la curia trapanese che ha causato la rimozione del vescovo Francesco Miccichè. Affaire che in questi giorni si è mescolato con il processo al senatore Antonio D’Alì (portato alla sbarra da Tarondo per concorso esterno in associazione mafiosa), in cui verrà ascoltato il protagonista dello scandalo della curia, don Ninni Treppiedi. In procura a Trapani c’è molta tensione, insomma.