Emergono nuovi retroscena sul fatto che Vincenzo Scarantino, a metà degli anni ‘90, sostenesse di non sapere nulla sulla strage di via D'Amelio. Questa confidenza Scarantino l'avrebbe fatta nel carcere di Santa Maria Maggiore a Vincenzo Pipino, conosciuto come il "ladro gentiluomo", autore di diversi furti in Veneto.
A sua volta Pipino avrebbe fatto delle confidenze al giornalista del quotidiano di Venezia "Il Gazzettino" Maurizio Dianese, che ieri ha raccontato la vicenda ai giudici della Corte d'Assise di Caltanissetta, che stanno processando i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino per la strage di via D'Amelio e per calunnia i falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.
«Vincenzo Pipino - ha raccontato Dianese - mi disse che Arnaldo La Barbera (ex capo della Squadra Mobile di Palermo) lo fece mettere in cella con Scarantino nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia e gli chiese di dire a Scarantino di non parlare in cella e nei corridoi perché c'erano delle microspie. Inoltre, secondo sempre il racconto fattomi da Pipino, La Barbera gli avrebbe detto di riferire solo a lui eventuali affermazioni di Scarantino. Mi disse anche che Scarantino l'unica confidenza gliela fece nel locale docce perché l' le micrspie non potevano captare le parole, dicendogli che con la strage di via D'Amelio non c'entrava nulla e di quei fatti non sapeva niente. Io devo dire che all'inizio non gli credetti, cominciai a valutare diversamente queste confidenze quando si iniziò a parlare del pentimento di Gaspare Spatuzza e delle nuove dichiarazioni su quella vicenda. Pipino, però, disse di non avere accettato la proposta di La Barbera, il quale in cambio gli avrebbe promesso un aiuto per un processo che stava subendo a Roma per spaccio di droga oltre ad una cifra che andava dai 100 ai 200 milioni. Io allora gli chiesi come mai accettò di farsi mettere in cella con Scarantino e la sua risposta fu sempre poco chiara, ed inoltre diceva sempre di non avere mai ricevuto denaro o altri favori».
Di questa vicenda Dianese parlò anche con il prof. Vincenzo Guidotto (ex presidente dell'Osservatorio veneto sulla mafia), ascoltato anche lui ieri mattina in aula, ha riferito lo stesso racconto.
Si è parlato anche del fatto che Arnaldo La Barbera avrebbe minacciato Pipino, ricordandogli di essere a conoscenza della storia di un malavitoso ucciso mentre era al telefono proprio con lo stesso Pipino. Ma sul punto Dianese ha detto: «Non so se si trattasse di una minaccia, se questo fatto sia da intendere come tale, Pipino mi fece capire che La Barbera ne era a conoscenza, ma di minacce esplicite non ha parlato».