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30/09/2013 06:35:00

D'Alì e la mafia. Oggi la sentenza? Al via l'ultima udienza

Va in scena l’ultimo atto. Potrebbe essere oggi il giorno decisivo del processo che vede imputato il senatore trapanese del Pdl Antonio D’Alì accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Oggi davanti al Gup di Palermo Giovanni Francolini, ci saranno le conclusioni delle parti. L’accusa è sostenuta dai pm Andrea Tarondo e Paolo Guido, mentre a difendere D’Alì sono gli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino. E quello che potrebbe chiudersi oggi è un processo, che si tiene con il rito abbreviato, che negli ultimi giorni si è arricchito di colpi di scena. La sentenza era attesa 10 giorni fa, ma prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio è stata portata sul tavolo la memoria di don Ninni Treppiedi, ex cassiere della diocesi di Trapani.
D’Alì è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sono tante le inchieste che lo hanno soltanto sfiorato in tutti questi anni per i suoi presunti rapporti con la mafia trapanese. Adesso si è arrivati a un processo con il rito abbreviato, che oggi potrebbe concludersi. La sentenza è stata slittata dopo che era stata chiesta l’acquisizione della testimonianza di Treppiedi e del suo collaboratore Vincenzo Basiricò.
Treppiedi ha risposto per circa tre ore alle domande davanti. Il sacerdote, a sua volta indagato a Trapani per una frode ai danni della Curia e per questo sospeso a divinis per 5 anni dal Vaticano, interrogato nei giorni scorsi dai Pm di Trapani, aveva reso ampie dichiarazioni circa presunti rapporti tra D'Ali' e esponenti della mafia trapanese. "Prima sentivo il peso di certe cose... Quando si dice la verita' ci si sente meglio, piu' liberi", ha detto il prete uscendo dall' aula 17 dopo essere stato ascoltato da tutte le parti presenti durante l’ultima udienza. Treppiedi è stato confessore di D’Alì per diversi anni. E ora confessa, racconta la sua versione. Vuota il sacco. E cosa ha raccontato Treppiedi?
Ad esempio che D'Alì avrebbe cercato di far trasferire l'ex capo della Mobile di Trapani, Giuseppe Linares. Linares è stato trasferito pochi mesi fa, adesso è stato promosso e dirige la Dia di Napoli. "In molte occasioni - dichiara nel verbale Treppiedi - D'Alì e la moglie Postorivo si lamentarono di una persecuzione investigativa che aveva cercato di metterlo in difficoltà coinvolgendolo in vicende di mafia". "Mi riferirono - continua Treppiedi - di aver anche attivato iniziative per ottenere il suo trasferimento attivando anche molteplici canali informativi a Trapani ed Alcamo per acquisire informazioni personali di carattere riservato ed eventualmente compromettenti, che potessero determinare il suo allontanamento".
D'Alì, secondo Treppiedi e la Procura, fece trasferire Pasqua, il capo di gabinetto del Prefetto Sodano, che fu mandato a Parma. Per Treppiedi, D'Alì avrebbe indotto l'ex sindaco di Valderce, Camillo Iovino, a fare falsa testimonianza (Iovino è stato poi condannato per favoreggiamento). Questi e altri fatti racconta il sacerdote. Ha inoltre parlato anche di altre pressioni all'ex moglie del senatore, Picci Aula, affinché non rivelasse agli inquirenti dei rapporti intrattenuti dall'ex marito con il boss castelvetranese Francesco Messina Denaro ed il figlio Matteo. Picci Aula parlò delle relazioni tra D'Alì e Messina Denaro in un'intervista pubblicata sul Fatto Quotidiano e smentita subito da lei stessa. Era il 2009. D’Alì si difende: "Nonostante nella sua immaginifica ricostruzione di fatti che riguardano me e la mia famiglia nella deposizione in udienza Treppiedi non abbia detto nulla in merito, apprendo di una serie di note di stampa che mi indicano come autore di pressioni presso il vertice della Polizia di Stato quando ero sottosegretario di stato al ministero dell'interno per sollecitare l'allontanamento dal territorio trapanese del dott. Linares, capo della squadra mobile, trasferimento peraltro non avvenuto. Al riguardo preciso, ove non bastasse la testimonianza già resa dall'allora Capo della Polizia prefetto De Gennaro ed acquisita agli atti del procedimento a mio carico avanti il GUP di Palermo, che non sono mai intervenuto in tale direzione e che , viceversa, ad ogni utile occasione non ho mancato di sottolineare i miei apprezzamenti nei confronti dello stesso e delle Forze dell'Ordine che operano in provincia di Trapani”.