Consentitemi questa riflessione sulle regole in senso assoluto e nello specifico sul piano urbanistico.
Sempre più spesso sento parlare di regole e di rispetto di quest’ultime. Cercherò , in questa mia riflessione, di capire, a cosa servono, chi le stabilisce, perché rispettarle.
Le regole nascono con la democrazia e servono a dare una linea di riferimento tra i membri di una comunità; più queste regole sono rispettate più elevato, è il grado di civiltà di una comunità.
Un tempo le regole erano stabilite dal consiglio degli anziani di una comunità, questo incarico era affidato agli anziani perché l’esperienza accumulata nella loro vita e il venir meno con l’età d’interessi personali gli consentiva di esprimere un parere che fosse realmente sopra le parti e nell’interesse di tutti.
Il rispetto delle regole favorisce il quieto vivere, e fa si che si crei quella sana competizione che costituisce il lievito della società; mentalmente impone il rispetto reciproco e fa emergere i migliori. I mediocri dicono che le regole non servono e che si possono ogni tanto infrangere.
Quand’è che i componenti di una comunità non sentono proprie le regole, non riescono a capirne il senso e le infrangono?
Quando una comunità è fatta di mediocri o quando chi ha stabilito le regole non aveva l’autorevolezza riconosciuta, o peggio ancora quando le regole vengono imposte con una volontà vessatoria e mortificante nei confronti di quella comunità che subisce queste regole, per creare vantaggio in pochi beneficiari.
In Urbanistica le regole vengono stabilite dalla più alta espressione del popolo sovrano, che, in ambito locale, è il Consiglio Comunale, il quale, dovrebbe dare le direttive per lo sviluppo futuro del proprio territorio, con la consulenza di esperti e nel rispetto della normativa vigente, attraverso uno strumento chiamato “Piano Regolatore Generale”.
Cosa deve fare un Piano Regolatore Generale?
Deve avere:
la capacità di leggere le peculiarità di tutto il suo territorio,
Trasformare queste peculiarità in prospettive di sviluppo,
Creare tutte quelle economie di sistema che assicurano una buona qualità della vita.
A Trapani, in Sicilia è accaduto questo?
Io penso che abbiamo vissuto in assenza di pianificazione (quindi di regole) per permettere un utilizzo del territorio ad uso e consumo di pochi.
Poi per apparire difensori della legge, ci si scaglia con chi in maniera sconsiderata ha costruito entro la fascia dei 150 metri dalla battigia, perché in Sicilia, che siamo più bravi, i trenta metri, come nel resto d’Italia, erano pochi.
Ma i danni al territorio vogliamo vedere chi li ha provocati e li sta ancora provocando?
Le mie considerazioni, si limitano alla città di Trapani, ma il metodo utilizzato può essere esteso a tutta la Sicilia, per cui, abbiamo visto interi quartieri residenziali nascere la dove non dovevano (vedi il quartiere di villa Rosina), ma urbanizzarli di corsa per permettere una ulteriore speculazione, ma con le regole e nelle regole, ho detto di corsa perché, in tutte le contrade a sud di Trapani che esistono da almeno due secoli, ancora, se togliamo le strade, non si sono realizzate le opere di urbanizzazione.
Abbiamo visto realizzare impianti speciali importanti, (depuratore e dissalatore, stranamente vicini fra loro e praticamente confinati con le saline di Trapani che oltre a essere riserva naturale sono ancora in piena attività) la dove non dovevano, in barba a tutte le regole da parte di quelle istituzioni che dovrebbero essere il segno tangibile del rispetto della legge.
Viene da chiedersi dove erano quei magistrati che adesso sembrano i nuovi paladini del rispetto delle regole e della legge. Quale autorevolezza hanno, se fanno i forti con i deboli in virtù di leggi sbagliate, e deboli con i forti, non vedendo come si era arrivati a quelle regole, quindi nel più ampio disprezzo della pianificazione di un territorio, di tutti quei presupposti che fanno crescere una terra e le comunità che in essa ci vivono.
Ma……………Abbiamo fatto rispettare la LEGGE!!!
Misiliscemi 27.09.2013 Salvatore Antonino Tallarita