'ex presidente della Regione Siciliana, Totò Cuffaro, ha chiesto la scarcerazione e l'affidamento in prova ai servizi sociali: detenuto dal 22 gennaio 2011 dopo la condanna a sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato dall'agevolazione di Cosa nostra, l'ex senatore ha scontato la metà della pena, in considerazione degli sconti che gli spettano per la buona condotta e il suo irreprensibile comportamento in carcere. Ricorrono dunque gli estremi per cui anche a un condannato per reati aggravati da fatti di mafia può chiedere l'affidamento ai servizi sociali: in particolare Cuffaro vorrebbe andare a lavorare alla missione "Speranza e carità" del frate laico Biagio Conte, che a Palermo si occupa di assistere i poveri e gli emarginati. I difensori sostengono anche che Cuffaro è lontano da Cosa nostra e da ambienti criminali.
Il Tribunale di sorveglianza di Palermo terrà un'udienza il 17 dicembre e potrebbe decidere anche entro Natale. E' già partita intanto l'istruttoria, con tutte le richieste alle autorità di polizia e alla magistratura, al carcere e agli assistenti sociali, per verificare quanto il detenuto si sia "emendato" e sia quindi pronto a lasciare Rebibbia. In questo periodo Cuffaro ha anche scritto un libro che è stato candidato al premio Strega.
Cuffaro si costituì in carcere pochi minuti dopo il verdetto della Cassazione, presieduta per il processo "talpe in Procura", da Antonio Esposito, lo stesso giudice che ha diretto il collegio della Suprema corte che, in agosto, ha reso definitiva la condanna per Silvio Berlusconi. L'ex presidente siciliano era senatore, al momento della sentenza, e si dimise senza aspettare che l'assemblea di Palazzo Madama lo dichiarasse decaduto. Anche in questo, hanno evidenziato i suoi legali, ha tenuto un comportamento esemplare, e finora anche unico.