A rischio la produzione agro-alimentare in biologico siciliana. I fondi stanziati sono insufficienti per soddisfare le richieste presentate dagli agricoltori. A lanciare l'allarme sono le organizzazioni agricole ed in particolare la Coldiretti isolana. Le conseguenze sono gravi per la Sicilia, se si tiene conto delle richiesta di prodotti biologici in crescita tra i consumatori nonostante la crisi economica che invece ha fatto registrare, nel settore alimentare e della grande distribuzione organizzata, cali consistenti. Ieri, tra l'altro, a Roma - e contemporaneamente in altre 535 città di tutto il mondo - si è svolta la manifestazione per la Giornata mondiale contro gli Ogm. Contro i prodotti geneticamente modificati si è già pronunciato il 76% dei consumatori italiani che chiedono garanzie per potere fare scelte consapevoli d'acquisto attraverso etichette trasparenti che dichiarino se i prodotti contengono Ogm oppure derivati da animali alimentati a Ogm. Con circa 7.000 produttori e una superficie di oltre 200mila ettari, l'Isola detiene il primato nazionale della produzione biologica. Una leadership che rischia di perdere a causa dell'insufficienza dei fondi stanziati per il comparto, indispensabili per potere attuare la conversione dell'azienda agricola da convenzionale a biologica secondo quanto previsto dalla normativa in vigore. In totale - dalla qualifica di conversione a quella di biologico - occorrono 36 mesi per le superfici a seminativo, 48 per quelle arboree per accedere alla certificazione sia dell'azienda sia dei prodotti. A fronte di una richiesta di 90 milioni di euro (circa 9mila le domande ammesse) i fondi disponibili sono soltanto 15 milioni e ciò preoccupa gli agricoltori che sul biologico hanno puntato per lo sviluppo di queste coltivazioni che qualificano sempre più il settore agricolo. «E' l'ennesima contraddizione - sottolineano il presidente e il direttore della Coldiretti siciliana, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione - che vive la Sicilia: è la regione più biologica d'Europa ma ha a disposizione meno fondi. Un'anomalia che deve essere subito annullata con una rimodulazione che permetta di coprire un fabbisogno che dimostra chiaramente la scelta degli imprenditori siciliani che sul biologico vogliono continuare ad investire». «E' il mercato - aggiungono - che richiede il biologico. In controtendenza all'andamento generale aumentano solo gli acquisti di questi prodotti che hanno fanno registrare un consistente incremento del 9% anche per quelli confezionati. Le scelte dei consumatori riguardano soprattutto due ambiti produttivi in cui l'Isola conferma il primato: ortofrutta fresca e lattiero-caseario. Bisogna aumentare lo stanziamento per non rischiare di perdere quanto già le aziende hanno realizzato». «Il pericolo - concludono Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione - è che si lasci la produzione biologica perdendo milioni di euro già investiti dagli agricoltori siciliani. Per questo motivo chiediamo un incontro urgente con l'assessore regionale alle Risorse agricole e alimentari Dario Cartabellotta».