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17/10/2013 06:10:00

Mafia, Giammarinaro, continuano le testimonianze. Il 31 parla Sgarbi

 Continuano le testimonianze nel processo che si tiene davanti alla sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Trapani e che nasce dal sequestro di beni per 35 milioni di euro nei confronti del "dominus" della politica di Salemi, Pino Giammarinaro, accusato di aver influenzato l'amministrazione comunale ai tempi in cui sedeva nella poltrona di primo cittadino lo show man Vittorio Sgarbi. Il Comune di Salemi, poi, è stato sciolto per mafia. Sgarbi, tra l'altro, non è stato ancora sentito in questo processo: ha sempre impegni. E ora lo si aspetta per l'udienza del 31 Ottobre.

Nel frattempo hanno parlato in tanti. E il quadro che si delinea è quello di una influenza quasi minima di Giammarinaro sulle decisioni della Giunta Sgarbi, nonostante quello che invece ha denunciato il fotografo di Oliviero Toscani, che invece su Sgarbi e Giammarinaro è stato molto duro.

Il principe Bernardo Tortorici, ascoltato nel corso dell'ultima udienza, ha detto che non ci sarebbe stata alcuna interferenza da parte dell'onorevole Pino Giammarinaro nella gestione del Comune di Salemi. Lui era assessore comunale. Toscani  ha riferito che Giammarinaro partecipava anche alle riunioni della Giunta, pur non avendone titolo.  Circostanza, però, smentita dal principe Bernardo Tortorici, che ha aggiunto che  "i progetti proposti da Toscani  venivano bocciati perché ritenuti troppo costosi e non perché egli si frapponeva a Giammarinaro".

Identica la testimonianza di un altro ex assessore, Giorgio Grasso, secondo cui "anche se avesse voluto Giammarinaro  non avrebbe potuto in alcun modo imporre le proprie scelte, perchè  Vittorio Sgarbi non è certamente una persona che si lascia influenzare facilmente". 

Secondo gli investigatori - le indagini sono state coordinate dall'ex  primo dirigente Giuseppe Linares, quando era a capo dell'Anticrimine della Questura di Trapani - Giammarinaro, durante il primo periodo di sorveglianza speciale, durato 4 anni, sarebbe riuscito, anche grazie a false certificazioni mediche, ad incontrarsi con esponenti di rilievo della politica nazionale, come l'ex ministro dell'Agricoltura, Saverio Romano, ed a controllare la sanità pubblica del Trapanese, mediante l'assunzione di primari ospedalieri a lui vicini.

Pino Giammarinaro, dal canto suo, ha già parlato durante una delle ultime udienze. Ha confermato di essere stato l’artefice della candidatura di Vittorio Sgarbi a sindaco di Salemi e di avere sostenuto la sua amministrazione. Ha però ricondotto il rapporto con il critico d’arte ad una normale alleanza politica negando qualunque interferenza nell’attività della Giunta. Agli atti delle indagini, però, in alcune conversazioni intercettate il 16 ottobre 2009, ci sarebbe l'input dato da Giammarinaro, tramite un assessore, al sindaco Sgarbi perché un bene confiscato ad un boss di Salemi ed affidato al Comune fosse assegnato ad un'associazione da lui indicata. “Sgarbi viene informato dall’assessore Caterina Bivona – si legge negli atti delle indagini - che la Prefettura di Trapani esigeva l’immediata assegnazione di un terreno agricolo confiscato al noto esponente mafioso e narcotrafficante Miceli Salvatore”.