Il processo per l’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno - ucciso a Valderice il 26 settembre 1988 - iniziato con un ritardo di “soli” 23 anni, nel febbraio 2011, si avvia verso le battute finali. Mercoledì prossimo, nell’aula Giovani Falcone del Tribunale di Trapani, sarà ascoltato in videoconferenza l’ultimo testimone, il collaboratore di giustizia Pietro Scavuzzo. All’udienza successiva, davanti alla Corte presieduta da Angelo Pellino, inizieranno le discussioni finali dei pm della DDa di Palermo, Francesco Del Bene e Gaetano Paci, poi delle parti civili, e infine, le difese dei due imputati, Vincenzo Virga, capo mafia trapanese, ritenuto il mandante dell’omicidio e Vito Mazzara, accusato di essere l’esecutore materiale. Dopo le tante e ripetute superperizie balistiche, mai chiare e rivelatesi dei flop, si attende ancora l’esito degli esami dei tre periti Carra, De Simone e Roccuzzo che dovranno accertare la presenza di eventuali impronte digitali o residui biologici di Vito Mazzara sui reperti balistici. I periti hanno chiesto ancora un mese di tempo. Ci si avvicina, dunque, alla fine di questo processo. La sentenza potrebbe arrivare entro la fine dell’anno o più tardi agli inizi del 2014, si arriverà ad una verità processuale, ma una cosa è sicura, molti aspetti sono poco chiari e lo sono per gli stessi pubblici ministeri che hanno aperto un’inchiesta parallela sui depistaggi che riguardano le indagini. Forse, quei ventitre anni necessari per arrivare al dibattimento in aula, spiegano più chiaramente, invece, i non ricordo, o le mezze verità testimoniate anche da ufficiali dell’arma che hanno dimenticato di presentare rapporti riguardo delle testimonianze rese da Rostagno. Come quelle che non risultano al Generale dei carabinieri Nazzareno Montanti, nonostante una nota informativa trasmessa il 2 di marzo del 1988 all’Autorità Giudiziaria da parte dell’allora Brigadiere Cannas, che contiene le dichiarazioni di Mauro Rostagno e tutta una serie di indagini riguardanti la Loggia Scontrino. E forse quei ventitre anni spiegano anche altre sicure stranezze e irregolarità emerse in dibattimento, come la testimonianza del colonnello Elio Dell’Anna, un altro carabiniere membro del Reparto Operativo speciale. Nel 1992 andò a Milano per cercare un’ ipotesi investigativa che legava l’omicidio Rostagno all’omicidio del Commissario Calabresi. In un suo documento, il colonnello Dell’Anna attribuisce al dott. Lombardi - giudice istruttore nel processo Calabresi - affermazioni, secondo le quali, Rostagno era al corrente di tutte le motivazioni, compresi esecutori e mandanti concernenti l’omicidio Calabresi, e la convinzione che l’omicidio Rostagno fosse nato nel contesto di Lotta continua. Il giudice Lombardi, in un altro processo, ha smentito di aver mai affermato che il delitto Rostagno era da collegarsi all’omicidio Calabresi. Dopo venticinque anni, fra qualche mese, avremo comunque una prima verità processuale sul delitto Rostagno.